«Charles, tutto questo è dannatamente eccitante». Scriveva così, in una lettera del 29 luglio 1943 un Jackson Pollock ancora lontano dall'essere considerato il maestro dell' action painting . Era alle prese con il monumentale «Murale», impresa eroica per la mole dell'opera e per il caratterino della committente, Peggy Guggenheim. Non immaginava che quel murale avrebbe avuto un impatto tanto dirompente sull'arte americana e che avrebbe portato alla rivoluzione dell'atto stesso di dipingere. Non poteva saperlo, eppure qualcosa di «dannatamente eccitante» l'aveva avvertito, se decise di scriverne a Charles che gli era fratello maggiore, più grande di un decennio. Charles che si era buttato a capofitto nella pittura, studiando come un matto. Charles che, mentre Peggy Guggenheim, la più importante mecenate e collezionista del Novecento, puntava gli occhi sul fratello, ripiegava su un lavoro da insegnante di tipografia in una scuola del Michigan.
Guardi le foto dell'epoca e pensi di aver capito tutto: Jackson, giovane, aitante, lo sguardo volitivo, Charles, meno avvenente, più basso, occhi pensosi. La saga dei fratelli Pollock, l'irrequieto talentuoso e il suo ordinario fratello, pare persino banale. La Collezione Peggy Guggenheim di Venezia dedica invece ai Pollock - Jackson e Charles - un progetto originale e mai realizzato prima: due mostre in contemporanea, «Jackson Pollock, Murale. Energia resa visibile», curata da David Anfam, e «Charles Pollock. Una retrospettiva», curata da Philip Rylands, direttore del museo veneziano (dense di opere, documenti, foto e lettere, inaugurano entrambe il 23 aprile, il catalogo in italiano e in inglese è edito da Thames & Hudson).
A Palazzo Venier dei Leoni ci si trova davanti al «Murale», sei metri di pittura nati per decorare l'ingresso della casa newyorchese di Peggy e ora patrimonio della University of Iowa Museum of Art, in una mostra che indaga la genesi e il contesto di quest'opera che «goes West», si muove da destra verso sinistra come i pionieri. Il carattere di Jackson è tutto qui: un'esplosione di movimento e colori. Il mondo di Charles segue altre leggi. Primo di cinque fratelli, Charles a 24 anni lascia la casa paterna di Denver e va a New York a studiare arte con Thomas Hart Benton. È lui a rompere il ghiaccio, in famiglia: è lui, con lettere entusiaste, a convincere un giovanissimo Jackson a raggiungerlo e a darsi alla pittura. È il suo primo mentore. Il maestro Benton vuole solo figurazione? I fratelli Pollock cercano altro. Ostinati, entrambi. Charles realizza il suo primo murale per un'agenzia governativa, la Works Progress Administration: Jackson ammira il fratellone, con cui condivide l'appartamento. Charles però a metà degli anni Trenta lascia New York: ha trovato un lavoro a Washington, in un'agenzia del governo, poi passerà all'insegnamento. Ha (troppa) testa sulle spalle, Charles: perde il treno dell'avanguardia (che a New York City significa molto ozio, molto alcol e parecchia voglia di rompere con il sistema). Jackson sguazza benissimo in quel limbo e grazie a Peggy, che lo stipendia per dipingere, dimentica presto l'assillo dei conti da saldare a fine mese e della necessità di un «lavoro vero» che tanto gli predicava il fratello maggiore. Mentre Charles si batte al fianco dei sindacati per compensi migliori per i giovani creativi, Jackson è già pronto a diventare «Pollock» - e la morte nel '56, a soli 44 anni, in un incidente stradale mentre guida ubriaco di fianco alla sua amante, è solo il sigillo al personaggio.
Quello stesso anno, vedi il destino, Charles riprende in mano le tempere. Forse è lo choc per la morte di Jackson, forse sono i conti in sospeso con il passato. Prende un periodo di aspettativa dalla scuola e viaggia: è lui il primo Pollock a venire in Europa. In questa storia di fratelli dai destini artisticamente incrociati, Charles va a est e sceglie spazi mai esplorati da Jackson. Tra l'arte del fratello e la sua mette in mezzo un oceano: soggiorna a lungo a Roma, conosce Dorazio, Turcato, i fratelli Pomodoro. Scopre l'avanguardia in età matura, digerisce con calma quell'arte che il fratello aveva trangugiato velocemente.
Di Charles, che con la moglie e la figlia è vissuto a Parigi fino alla morte, avvenuta nell'88, scopriamo solo ora la prolifica produzione tardiva, quadri ad ampie distese astratte di colori, molti dei quali inediti perché ritrovati di recente dagli stessi familiari. Charles, il bravo pittore dannatamente rassicurante, si è guadagnato la sua vetrina.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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