Genova che ieri ha aspettato il Giro. Genova che ha ripulito le strade. Genova che ha riempito le vetrine di maglie rosa e di palloncini colorati. Genova tra striscioni di fede e slogan contro lo «sport sporco». Genova tra camioncini con gadget rosa a cinque euro e materiale informativo sull'ipertensione e sull'ictus nei comuni liguri.
Genova perlustrata dagli elicotteri e in diretta televisiva con riprese da ogni angolazione, a fare la sua figura. Genova con i suoi mugugni. Genova forzatamente a piedi o in bicicletta. Insomma una giornata memorabile per la «Superba» e per la storia del Giro d'Italia. Per la prima volta la carovana rosa è arrivata al Santuario della Guardia sulla vetta del monte Figogna, a pochi passi dove nel 1940 apparve la Madonna. Pur nella sua natura laica, il Giro quest'anno ha omaggiato infatti tre luoghi di culto, destinati ad altrettanti arrivi in quota. E con la passione del tifoso e l'orgoglio del «io c'ero», l'attesa non ha deluso. Una festa, per appassionati e non. Già dalla mattina lungo il versante di levante, si respirava voglia di ciclismo. I gruppetti di anzianotti in batteria con bici lustrate per l'occasione hanno fatto chiarezza, raccontando aneddoti di allora ai ragazzini pronti a saltare in sella oggi. «Perché questo giro è di tutti - spiega divertito e accaldato Attilio, nonno a tempo pieno di Ginevra -. Di storie in 90 anni ne ha raccolte e lasciate. Odora di sudore, di campioni e di semplicità e questo può già bastare».
Ma non solo nonni, ma anche tanti curiosi, tanti giovani che tra un bagno e un altro hanno scelto di esserci, complice anche l'orario clemente degli istituti scolastici, che hanno chiuso in anticipo. E poi tanti bambini accovacciati sulle spalle degli adulti, tutti con gli occhi - nascosti da cappellini colorati - a guardare fisso la strada. Insomma tutti lì ai bordi del percorso - da Nervi alla Foce, dalla Foce alla Val Bisagno verso la salita finale - per un attimo che consuma l'attesa di ore. La vetrina di un negozio di bici, appena inaugurato in via Murcarolo a Quinto, tra i palloncini di benvenuto e maglia rosa in vetrina, attende con ansia i campioni. A Sturla tre pesci di carta colorata insieme a coccarde e a un grosso peluche di orso bianco e di tigre, appesi alle finestre dell'associazione «Gaslini Band Band», salutano il Giro. Bandiere italiane e europee sventolano poi tra i balconi di Boccadasse. Le strade della città - tutte battute rigorosamente da un esercito di vigili, e liberate definitivamente dagli odiati carratrezzi impietosi nei confronti delle macchine in sosta vietata - hanno lasciato a partire dalle 15.30 la parola alla manifestazione.
Qualcuno ha pensato bene anche di andare in bici a prendere i propri figli all'asilo. Come Fabio - che vestito di casco giallo, maglietta rosa e pantaloncini rigorosamente attillati - ha «prelevato» la sua Amelia da scuola a Quinto, l'ha sistemata dietro al sellino posteriore e pedalando lungo il litorale hanno raggiunto il loro traguardo d'arrivo: il Monumento di Quarto. È lì che la carovana rosa lanciatissima ha tagliato il traguardo volante (arrivo intermedio del percorso, dove viene rilevato l'ordine di passaggio dei concorrenti per attribuire gli abbuoni di gara) dedicato a Garibaldi. Per la ricorrenza del bicentenario della nascita del ben noto patriota, la corsa rosa ha riservato allo scoglio, dal quale presero le mosse le 1090 camicie rosse, la giusta visibilità. Ed è proprio questo scoglio ad aver ospitato ieri un grande numero di spettatori. Sotto un sole cocente, tra gelati e acqua fresca a volontà, l'entusiasmo ha fatto sentire il peso, malgrado il caldo imperante.
Il silenzio delle pedalate è scivolato via dopo Quarto verso corso Italia, via Rimassa, corso Torino, corso Sardegna, dove i ciclisti hanno incontrano l'entusiasmo dei soci del «Circolo Mercato Santa Zita», tutti rigorosamente alla finestra. E poi ancora Lungobisagno, via Adamoli fino a via Trensasco per affrontare la salita di Trensasco e Campi e la discesa di Manesseno verso la val Polcevera.
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