Metti in una torrida mattina d'estate, il cielo stellato di Milano che fa splendere un astro della cultura italiana. Un miraggio? La presentazione della mostra «Fontana: Luce e Colore» ha alzato il sipario sull'evento culturale che scalpita per marchiare l'autunno di Genova. Ieri la conferenza stampa di presentazione della mostra retrospettiva dedicata all'artista Lucio Fontana. L'organizzazione è firmata dalla Fondazione per la Cultura Palazzo Ducale, col principale sostegno economico di Iride, Coop, Banca Carige, Compagnia di San Paolo, gruppo Finmeccanica. Al tavolo degli organizzatori sono seduti Luca Borzani, presidente della Fondazione per la Cultura Palazzo Ducale, Nando Dalla Chiesa, in rappresentanza dell'amministrazione comunale, il critico Gillo Dorfles, Nini Laurini Ardemagni, presidente della Fondazione Lucio Fontana e infine Sergio Casoli, uno dei due curatori della mostra insieme ad Elena Geuna. Però l'evento culturale all'occhiello di Genova non viene presentato a Genova. È un messaggio eloquente: come sostiene Borzani, è finito il tempo dei localismi che hanno imprigionato Genova in se stessa. Infatti lo scenario per la presentazione è suggestivo: il Planetario Hoepli di Milano. Sarà contento Nando Dalla Chiesa che, ancora fresco dell'euforia per il nuovo incarico di consulente della Sindaco Vincenzi, ha dichiarato di voler mandare in orbita Genova. Però quando Borzani apre la conferenza, si profila una strategia più terrena. Intanto la scelta di Lucio Fontana, un artista eclettico, un cittadino del mondo che nasce in Argentina, si trasferisce a Milano, per poi ritornare in Sudamerica. L'anello di congiunzione con la Liguria è la ceramica di Albisola, dove Fontana ha lavorato ed ha amato abitare. Poche ma pesanti anticipazioni da un Borzani che soppesa le parole per sottolineare le grandi aspettative per questo evento.
Per Dalla Chiesa la grandezza di Genova si misura anche dalla sua capacità ad organizzare eventi. È la logica della rete applicata al sistema della promozione culturale. Insomma il capoluogo ligure vuole ritornare capitale della cultura. Molto, moltissimo fumo, quindi, per un arrosto che deve ancora essere servito.
Se la visuale di Genova non ha altra scelta se non quella di dilatare i suoi orizzonti, allora gli investimenti culturali di questo calibro devono per necessità integrare questo sforzo di proiezione con una forte strategia di alleanze, accordi e scambi internazionali. Finora questo profilo è rimasto in secondo piano. Forse è prematuro. Forse Genova resta ancora isolata su scala internazionale. Secondo i progetti degli organizzatori, «Fontana: Luce e Colore» sarà una retrospettiva di circa 130 opere selezionate dalla produzione di Lucio Fontana. Sarà anche la consacrazione definitiva per un artista che, come tanti altri, è stato dimenticato proprio dalla terra che più ha amato. Come anticipato dal curatore Sergio Casoli, le opere saranno esposte nelle stanze dell'Appartamento del Doge, nel piano nobile di Palazzo Ducale, e presentate seguendo la successione dei colori. Una nutrita rassegna raccolta in virtù di prestiti provenienti da prestigiose collezioni private e autorevoli musei di tutto il mondo. L'inaugurazione è in calendario per il prossimo 22 ottobre e si concluderà il 25 febbraio 2009. In attesa che i genovesi escano fuori dai loro pregiudizi localisti e riescano a cogliere il valore di Fontana, Genova resta in mezzo al guado. Il prossimo autunno sarà molto caldo per la sinistra genovese e la scelta di investire sulle reti culturali può anche essere letta come l'abile manovra per orientare l'attenzione sull'immagine - e velare le grane politiche dell'amministrazione comunale di fronte ad una città che ha di nuovo perso la bussola.
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