(...) In Liguria, un mix di vento in poppa, di buona tattica e di straordinari successi nazionali ha portato nel passato a grandi risultati: la vittoria delle Regionali del 2000 di Sandro Biasotti che, insieme a un altro filotto di governatori di centrodestra, portò alle dimissioni di Massimo D'Alema dalla presidenza del Consiglio; il buon risultato di Enrico Musso alle comunali di Genova e il ballottaggio per Renata Oliveri alle provinciali del 2007, anche lì in ottima compagnia e vittorie in tutta Italia, ma comunque gran successo; il premio di maggioranza regionale nelle politiche 2008 sull'onda dell'entusiasmo degli italiani per Lega e Pdl. Insomma, quando è andata bene, era andata bene ovunque. Ma, certo, la Liguria - ritenuta inespugnabile fino a poco fa - è stata fucina di soddisfazioni per il centrodestra.
E proprio qui sta il punto. In quei momenti, anche in quei momenti, c'erano polemiche, risse, scontentezze. Ma, in nome del risultato, i personalismi venivano dimenticati e si lavorava tutti insieme per l'obiettivo comune.
Ecco, credo che occorrerebbe lavorare anche oggi allo stesso modo. Perché non c'è niente come il correre divisi che danneggia i moderati-rivoluzionari del centrodestra. Pensate, ad esempio, ai due tonfi elettorali che portarono ai governi Prodi, perfetti esempi di quello che dicevo prima (e cioè tutti insieme per vincere, dai centri sociali a Mastella, e poi disastro post-elettorale): la prima volta, nel 1996, sarebbe bastato un patto di desistenza elettorale in alcuni collegi con la Fiamma tricolore di Pino Rauti (per non parlare della Lega, che allora correva da sola) e il centrodestra avrebbe vinto in carrozza. Nel 2006, invece, la sconfitta sarebbe stata evitata solo cercando l'accordo con il Partito dei Pensionati di Carlo Fatuzzo o con una delle piccole leghe eretiche, bannate dal Carroccio, o proprio con Musumeci, ostracizzato da Fini.
Perché queste cose alla sinistra non accadono mai e quelli imbarcano tutto senza porsi problemi di sorta?
In questa chiave, va anche letto il fatto che gli elettori di centrodestra, che hanno già molti motivi di delusione, non gradiscono le risse interne. Ce lo fanno sapere in ogni modo e, soprattutto, chiedono una classe dirigente che parli più di problemi reali e meno di questioni interne.
Noi, ad esempio, come da nostro costume, diamo sempre spazio a tutti coloro che vogliono intervenire e quest'estate il dibattito è stato condizionato da vicende relative agli inviti alla Festa del Pdl di Chiavari, argomento che poi nascondeva lo scontro durissimo sulle candidature con pochissimi posti disponibili e moltissimi pretendenti.
Attenti, però, che a furia di litigare sulla Festa, poi la festa ve la fanno gli elettori.
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