Il coraggio di Abbondio sfida la Coca

Il coraggio di Abbondio sfida la Coca

Ammiccano da qualche anno dalle etichette di bottiglie rigorosamente in vetro. Sette «pin up», le procaci ragazze disegnate che andavano di moda negli anni Quaranta, fanno idealmente la guardia alle altrettante bibite che compongono il catalogo di Abbondio, la «premiatissima ditta» (così recita l'etichetta, più o meno da sempre) di bevande rinfrescanti fondata a Tortona dall'omonimo cavalier Angelo nel 1889. Un marchio, quello della Abbondio, che da alcuni anni ha ripreso popolarità dopo lunghi decenni di attività esclusivamente locale. Da quando, cioè, quel che era considerato ingiustamente vecchio è finalmente diventato vintage. Quindi accattivante e spendibile sul mercato. Il discorso non vale solo per Abbondio: anche il Chinotto Neri, per fare un esempio simile, gode di una seconda giovinezza grazie ad operazioni di marketing che hanno fatto leva sul gusto retrò, sulla grafica da belle époque, sulle sensazioni quasi estinte dell'apertura e dello svuotamento di una bottiglia di vetro.
Ma Abbondio è un orgoglio locale. La sede e la fabbrica sono ancora nella periferia ovest della cittadina piemontese, nonostante alcuni anni fa il marchio sia stato ceduto ad un gruppo milanese specializzato nell'importazione e nella distribuzione alimentare, la Eurofood, che ha operato anche il recupero di un altro storico brand italiano, la Alemagna. In un catalogo «beverage» (perché la tradizione è la tradizione, ma purtroppo il linguaggio del settore è l'inglese) in cui figurano vodke polacche, centrifugati di frutta svedesi e acqua di cocco portoricana, Abbondio è l'unico prodotto italiano: le gazzose piemontesi preparate all'antica sono state giudicate degne di giocare nella stessa squadra di bevande dichiaratamente «chic».
Probabilmente era difficile immaginare un futuro simile, 124 anni fa. Allora la «premiatissima» era nata, visti i tempi, per un mercato locale, per poi acquisire una fama nel nord-ovest dell'Italia grazie alla posizione di Tortona, a metà strada tra Milano e Genova: chi, viaggiando tra le due grandi città, faceva una sosta sulla sponda destra dello Scrivia, poteva facilmente imbattersi in un quella bibita moderatamente gassata e dal peculiare gusto di limone. Ora, dopo avere occupato posizioni di assoluto ripiego nei lunghi decenni dominati esclusivamente dalla Coca Cola e da altri prodotti del suo stesso gruppo, Abbondio assieme ad altri marchi storici di tutta Italia si sta prendendo le sue piccole rivincite. Ai cinque prodotti in vendita fin dal restyling del 2006 (gazzosa bianca, gazzosa alla menta, bitter, chinotto e una bibita originale alla fragola e al pompelmo rosa) si sono aggiunti l'acqua tonica e l'aranciata prodotta con arance del Gargano, come messo in evidenza dall'etichetta. Etichetta che vanta anche la «totale assenza di coloranti artificiali».
A metà del decennio scorso, in occasione del rilancio, erano stati prodotti anche alcuni esemplari di «codd», la bottiglia tappata da una biglia di vetro infilata a pressione nel collo.

Ora la collezione prevede semplici tappi a corona, anche questi graditi a un pubblico dal gusto passatista, visti gli usi ludici che si possono fare delle «agrette» che, opportunamente decorate, possono essere usate per simulare gare di ciclismo o per creare partite di calcio in un suggestivo subbuteo economico.
Di lattine, ovviamente, in casa Abbondio neanche a parlarne: si tratterebbe di leso buongusto.

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