(...) per appiccicare sul muro sei fogli con altrettante fotografie femminili di nudo. Quelle che nell'immaginario collettivo rappresentano un simbolo in qualche modo dell'emancipazione delle donne. Come lo scatto di Helmut Newton, Catherine Deneuve in «Bella di giorno», le attiviste di Femen, il movimento di protesta ucraino famoso in tutto il mondo per le manifestazioni in topless e un ritratto di Egon Schiele. Con tanto di scritta sotto a ciascuna immagine che dice: «Dei nostri corpi decidiamo noi», firmato «cittadini inc....». Pare che così come per il volantino incriminato di don Piero, anche quest'ultimo sia stato rimosso in breve tempo. Ma tant'è, l'indignazione per il comportamento del sacerdote è ancora una ferita aperta. E poco servono le parole benevole della madre che ai microfoni del Tg1 prova a giustificare il figlio. «È un bravo ragazzo, ha il suo carattere un pochino focoso quando lo fanno arrabbiare. Quell'articolo non l'ha scritto lui, è un articolo scritto da un'altra persona». Se don Piero ha trasceso e si è lasciato andare, scagliandosi contro una giornalista «sono parole dette dall'agitazione, non dalla cattiveria». Eppure alla manifestazione dell'associazione «Se non ora quando?» organizzata proprio ieri alla spiagga di San Terenzo per ricordare le 122 vittime degli uomini, sono dovute intervenire persino le forze dell'ordine per separare i seguaci di don Piero dai manifestanti. A biasimare l'infelice uscita del sacerdote che assolve il femminicidio, è intervenuto anche il cardinale Angelo Bagnasco, arcivescovo di Genova. «Una cosa grave e triste - ha detto il porporato riferendosi alla vicenda del sacerdote -. Il vescovo di La Spezia, monsignor Palletti è stato puntualissimo, rigoroso e chiaro. La posizione non può che essere questa». Quella cioè di un «periodo di riposo» al quale don Piero è stato caldamente invitato dalla Curia, fino a nuove disposizioni.
«Le affermazioni di quel parroco offendono e coinvolgono l'intera comunità - afferma in una nota Maurizio Viaggi, segretario del Psi ligure che insieme all'amministrazione ligure e a tanti altri dimostranti, sono scesi in piazza ieri per protestare contro don Corsi - certi messaggi di provocatoria intolleranza incompatibili, con ogni cultura di civiltà, devono essere fermamente condannati».
Giulia Guerri
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