2 VERNACOLO & CALCIO
Un consiglio zeneize
per il signor Marcenaro
Cai Amixi du Giurnale de Zena, sulu due parolle au sciu Marcenaru: scignuru, scia scuse se un vegiu massacan ghe rivolge a parolla, ma vuscià che scia l'à studiou de latin e de greccu, scia nu l'à ninte de megiu da fa che remenalu in sce u Zena, u Doia, a scignurilitae de questu e de quellu? Scia vadde in te quarche bella tratturia de campagna a mangiase de belle xiatte de raieu cun u tuccu, scia starià megiu!
Cai salui.
2 LA CRITICA
Quei sampdoriani
come la volpe e luva
Adesso ho veramente capito tutto: mi ci è voluto un po di tempo, data la mia pochezza mentale, ma ci sono arrivata: i cugini ciclisti sono contenti della retrocessione, la volevano, desideravano, aspettavano con ansia.
Sono morti, ma con la spada in pugno, orgogliosi come Vichinghi, pronti ad ascendere al Wahalla del girone cadetto! Odino e vai!!!!
Leggendo le lettere dei suddetti, si evince con assoluta chiarezza che per loro va bene così, anzi meglio!
La squadra tornerà a grandi livelli, loro restano la crema di Genova, noi poveretti rosicheremo per i loro stellari successi in B, noi meschini guardoni repressi che godono per gli insuccessi altrui. «Loro» no, naturalmente, mai successo, la seta è seta signori, gli stracci restano stracci.
Un certo Fedro (ed Esopo prima di lui) un poi tempo fa, parlava di volpi, uve, «vorrei ma non posso», cose così. Vi dice qualcosa?
Comunque addio e sempre forza Genoa!
Gabriella Martelli
2 I CORTEI ROSSOBLÙ
Il brutto spettacolo
di sfottò e pura violenza
Sono sampdoriano per tradizione familiare fin dai tempi dell'Andrea Doria e seguo le sorti della Sampdoria dalla sua nascita il 12 Agosto 1946 per fusione tra l'aristocratica Andrea Doria e la popolare Sampierdarenese.
Come sempre sono molto diretto nell'esprimere il mio pensiero. Domenica sera 22 maggio Genova, o meglio i 3/6 della città ed un residuo della riviera di levante, hanno esultato con cortei, caroselli, atti di vandalismo e teppismo per la meritata retrocessione della Sampdoria a causa dell'incompetenza e incapacità conclamate della dirigenza e principalmente del Signor Riccardo Garrone in una con l'Ad della Erg Guastoni nonché azionista dell'Inter, particolare quest'ultimo che, dopo le recenti dichiarazioni di Pazzini, induce a qualche legittimo interrogativo sulla sua cessione. Non parliamo di quella di Marilungo, un giovane che sarebbe tornato molto utile.
Niente di nuovo sotto il sole, si dirà, il tifo trinariciuto è una costante in tutto il mondo. Detto questo, voglio almeno sperare che quelli che hanno esultato non siano stati veri tifosi e sportivi, ma tifosi con l'anello al naso, posto che certi comportamenti, a prescindere dai colori di bandiera, esulano dal tifo.
A completare il quadro scritte oscene e offensive irripetibili sui muri dei fabbricati, sul selciato delle strade (a livello locale nel tratto Sestri Levante-Chiavari), con tifosi travestiti da suore e da cardinali inebriati, il simbolo della croce profanata, un florilegio di epiteti volgari, in una parola una manifestazione blasfema, scurrile e becera con cui un grande numero di perfetti ignoranti ha offerto uno spettacolo indegno offendendo la sensibilità delle persone civili.
A mio avviso il fatto che la stampa genovese abbia ritenuto di pubblicare i fotogrammi di questa rumenta «per dovere di cronaca» è emblematico di caduta libera nei bassifondi, nutrendo in proposito forti dubbi che tale motivazione si attagliasse al caso di specie.
Mischiare il sacro con il profano, dileggiare la religione - soltanto quella cattolica, s'intende - denota gravi carenze a livello personale in fatto di civiltà, educazione e rispetto. Ciò peraltro non dovrebbe suscitare eccessiva meraviglia considerando quanto recita la nota massima «Se Dio non ha posto limiti all'intelligenza dell'uomo perché avrebbe dovuto porne uno alla sua stupidità?».
Lo spettacolo offerto, non certo connaturato al tifo, non ha registrato sfottò divertenti e spiritosi di tipo goliardico ma solamente violenza, odio e invidia.
Violenza: componente principale contestualizzata nell'ambito dei club dei tifosi che di fatto ha indotto intere famiglie, che un tempo andavano ad assistere agli incontri di calcio, a disertare gli stadi.
Odio: fattore emergente dalla nascita della Sampdoria, poiché il grande desiderio mancato dei genoani sarebbe stato quello di essere l'unica squadra di calcio esistente a Genova.
Invidia: sentimento molto diffuso facente parte della natura umana, è uno dei vizi capitali, un male inguaribile tenuto conto della limitata cultura di una società imbevuta di «progressismo democratico di ogni tipo e stirpe» che cresce in assenza dei valori imprescindibili della vita.
Per voi genoani non dovrebbe essere così difficile comprendere il concetto, data la conoscenza dell'argomento: L'INVIDIA, dal mese di agosto dell'anno 1946 ad oggi, vi ha accecato a tal punto da non saper distinguere da che parte è imburrato il pane.
In tutta sincerità, che ci crediate o meno non ha importanza, quest'anno è motivo di contentezza avervi finalmente visto sfilare dando di voi l'immagine che vi connota in modo inequivocabile per comportamento ineducato e incivile - la mancanza di fantasia, di humour e l'arretratezza culturale portano fatalmente ad andare sul pesante -, erano anni che non potevate abbandonarvi a questo tipo di manifestazioni, cortei e quant'altro dando libero sfogo alle vostre uniche grandi gioie legate alle nostre rare piccole delusioni.
Il vostro comportamento invidioso finisce solo per essere linfa vitale per i nostri successi e la voglia di vincere, come ieri, oggi e domani plauderemo sempre alle nostre vittorie e non alle vostre sconfitte.
Il ricordo di una frase del Presidente Mantovani resta incancellabile: «Fino a quando un tifoso della Sampdoria canterà anche in caso di risultato non favorevole, sarà sempre gioia e grande orgoglio». Questo è il «credo» di noi Sampdoriani che abbiamo un grande amore per i nostri colori impressi nel cuore, ma la fede è soprattutto silenzio, e in silenzio vi saluto.
Paolo Pietro Bertella
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