Cronache

Il dibattito

2 SCIDONE E I VIGILI/1
L’assessore almeno

ci risparmi i consigli
Egregio dottor Lussana, non ho capito se l’assessore Scidone lo è o lo fa. Con l’invito rivolto al signor Fiorato: «Non fare ricorso ma fare un esposto alla procura e bla... bla..., l’assessore si è realizzato. Il signor Fiorato aveva già risposto: non avendo testimoni nulla e nessuno gli avrebbe creduto, figuriamoci poi di fronte a due membri della polizia municipale.
Invece di fare plausi alla polizia municipale, l’assessore Scidone, sia ben chiaro nessuno osa vietare tali plausi, oibò, avrebbe potuto seguire ciò che il buon senso impone. Sentire i vigili interessati e poi trarne le dovute conclusioni. No, l’assessore, mi auguro ancora per poco, ha preferito rispondere al signor Fiorato ringraziando la polizia municipale. Bravo già che c’è pensi, a far dipingere le strisce pedonali invece di gratificare i cittadini con consigli «intelligenti». Adesso dirà che le strisce non sono di sua competenza, allora tanto per dire inviti i suoi eroici vigili a guidare senza usare il telefonino, gli consigli di vivavoce.
Se l’assessore non sa cosa fare, a parte il gioco della lippa, vada a farsi un giro nelle autorimesse dell’Amt e chieda agli autisti quanto sono zelanti i suoi vigili ogni qualvolta vengono chiamati per far spostare le auto che intralciano il percorso viario dei bus. Certo è più comodo fare multe ai tanti signor Fiorato. Assessore Scidone mi consenta un consiglio. Se ne vada a casa, passando logicamente sulle strisce, se riesce a vederle.

2 SCIDONE E I VIGILI/2

Impareggiabile nel parlare

ma non certo nel fare
Spettabile redazione genovese del Giornale, l'assessore Scidone è veramente impareggiabile! Giorni fa un cittadino ha lamentato un presunto abuso subito da una pattuglia della polizia municipale, dicendo che però non avrebbe presentato ricorso perché, essendo senza testimoni, il risultato dello stesso gli sarebbe senz'altro sfavorevole; e Scidone cosa risponde? In primis elogia l'operato dei contravventori, quindi sollecita il cittadino a denunciarli, così in tribunale verrà fuori la verità! Se già non ci fosse, Scidone bisognerebbe inventarlo!
Beh, adesso non esageriamo.
Luigi Parodi Courmayeur
2 DOPO SAVIGNONE/1

Grazie per il Giornale
a sedici pagine
Ciao Massimiliano. Nel ringraziarti per la bella serata di Savignone, vorrei condividere con te e con la famiglia dei lettori, ormai parzialmente identificata anche visivamente, alcuni elementi che mi sono portato a casa. Sono contento di aver condiviso l’esperienza con mia moglie, francamente molto più attirata dai tuoi articoli preparatori che dalle mie ciance (la forza del giornalista vero, mannaggia!); sono contento del buon successo di un incontro veramente lussaniano nella sua follia, il venerdì sera senza mangiare a Savignone; sono contento perché il Milan non ha perso (brutto quarto d’ora!); sono contento per la conferma che il popolo di centrodestra esiste ed esisterà sempre; sono contento per aver avuto l’onore e il piacere di fungere da autista per lo straordinario dottor De Paoli, un giovanotto di 93 anni che è diventato il mio idolo; sono contento per la discrezione di Matteo Rosso, Gianni Plinio ed Aldo Siri che, immagino non senza fatica, hanno perfettamente rispettato il ruolo di ascoltatori che avevi suggerito per i politici professionisti (per quanto riguarda Giorgio Bornacin, credo che il suo avere strabordato sia assolutamente per lui il minimo sindacale). Bene, questi erano solo alcuni flash. Ma un punto su tutti mi è rimasto impresso: il concetto per me ignoto che tu ci hai spiegato per cui il Giornale di Genova o è di 8 pagine o di 16, come abbiamo visto con piacere sabato scorso. Tertium non datur.
Ed a questo punto mi viene spontaneo seguire con entusiasmo quanto suggerito dall’amico Francesco Tàppani (rigoroso accento sulla prima a), e cioè di spingere me stesso per primo e tutti gli altri amici lettori a coprire la tua redazione di articoli, ogni giorno.
Dai, so che è una sfida difficile. Ma col contributo di una banda di pazzi che al venerdì sera vanno a non-mangiare a Savignone, nulla è impossibile!
Alberto Clavarino
2 DOPO SAVIGNONE/2

Ora va bene il confronto

ma serviranno le azioni
Caro Massimiliano, la terza serata del «Fattore X» del nostro beneamato «il Giornale» si è svolta nel meraviglioso Hotel di Palazzo Fieschi a Savignone a mio avviso nel migliore dei modi: tanto pathos speriamo propedeutico. Sembra ieri che si progettavano le partenze e si davano a te le adesioni, ma ora siamo già qui a discutere del dopo. Un ringraziamento a te che rappresenti il Giornale e alla signora Simonetta Caprile che gentilmente ci ha concesso la partecipazione. Partecipazione che ci ha rivolto per eventuali incontri futuri. Questo non solo fa ben sperare ma rincuora, dà soddisfazione in quanto significa che l'evento risulta interessante da un punto di vista più politico interessa anche zone e territori più lontani dalla realtà genovese ma che ne fanno parte, fino a prova contraria. Mi riferisco alla realtà di Savignone. Tuttavia, si potrebbe parlare di altri territori anche se distanti. Ma abbiamo visto come la distanza non spaventi nessuno o per lo meno gli amici de «il Giornale» che hanno partecipato alla bella serata con il sorriso, con stupore per essere invitati in una locazione da vero e proprio ricevimento, con interesse per ciò che si sarebbe detto, con desiderio di apportare il proprio contributo al «Fattore X». Ed è grazie a questo incontro che darei una spiegazione dell'essenza di tale gruppo nato dalle pagine de «il Giornale» di Genova.
Considererei il «Fattore X» come un tramite, un veicolo, uno step, un contenitore, un serbatoio di idee e passioni che giorno dopo giorno possa contribuire a giungere ad un obbiettivo finale che vedrei duplice. Obbiettivo culturale/sociale e politico.
So che tu, caro Massimiliano, non sei d'accordo sul risvolto politico del gruppo e non lo sarei neppure io. Tuttavia, è un dato di fatto che inevitabilmente si vada e si è andati a sconfinare nella politica soprattutto locale. Lo dimostra solo il fatto che all'ultima seduta hanno partecipato politici di spicco come Giorgio Bornacin, Gianni Plinio, Matteo Rosso, Aldo Siri e altri.
L'obbiettivo culturale dei cari amici de «il Giornale» è quello di riunirsi per trattare di vari argomenti e quindi fare cultura, rigorosamente di centro destra. Da qui ne deriva lo scopo politico, quello di arrivare a parlare di elezioni . La passione, la voglia, la grinta, le diverse conoscenze non mancano al nostro gruppo che potrebbe allargarsi trascinando altre adesioni come se i suoi membri fossero una sorta di missionari chiamati a coinvolgere i dubbiosi, i moderati, i pigri nel modo in cui Silvio Berlusconi ci insegnò a partire dalla sua discesa in campo nel lontano 1994.
E qui vengo ad un punto ahimè più doloroso. Il gruppo è mosso da questo spirito, forse perché appartiene ancora alla normalità cittadina. Mi sembra di non vedere e sentire tali emozioni tra i nostri politici di riferimento. Mi ha particolarmente colpito a questo proposito l'intervento molto lungo ma utile del Senatore Bornacin che mi rattrista in quanto rappresenta l'enorme divario che realmente esiste tra il mondo politico del Pdl genovese e i cittadini. Non si dovrebbe partire dal presupposto che esistono internet, i cellulari, le riunioni di consiglio comunale o regionale. Il mestiere del politico dovrebbe essere quello di svolgere la propria attività non a tavolino o a porte chiuse ma anche e soprattutto tra la gente. Un politico dovrà essere radicato su l territorio, dovrà non solo farsi sempre trovare e rispondere alle mail o agli sms, ma dovrà trovare il modo di utilizzare un tramite, un veicolo di contatto con la gente che ha il diritto/dovere di essere informata. È con rammarico che invece non nascondo il silenzio del Pdl genovese.
La mia vuole essere solo una critica costruttiva e propositiva. È con modestia e umiltà che mi permetto di sottolineare come la sottoscritta si metta nei panni dei suoi concittadini che oramai si lamentano non solo della realtà economica nazionale, ma anche di essere abbandonati dal partito di riferimento. Dall'altra parte, i compagni sinistri sono compatti, agguerriti, coinvolti, non hanno idee né suggerimenti ma sono ben organizzati capillarmente dal gradino più basso a quello più alto. Noi abbiamo le idee, la ragione che penso sia più dalla nostra parte, le iniziative di costruire, di crescere ma non sappiamo gestirle, né divulgarle.
Tutto questo ci danneggia sempre di più. Noi cittadini ce ne rendiamo conto, i politici no ( o fanno finta di non rendersene conto).
Il «Fattore X» allora nasce per correggere questa mancanza che vista dall'esterno è molto grave e dannosa per il benessere della città di Genova che sta divenendo sempre più una casbah, un campo rom, una succursale islamica, una pattumiera, una realtà degradata ed incolta (si pensi agli spazi verdi mal tenuti), una cattedrale nel deserto (si pensi a progetti mai finiti di realizzare), la base per i più agguerriti centri sociali italiani.
Facciamoci quindi sentire attraverso una sorta di rivoluzione culturale che vuole sconfiggere il male comunista.
Roberta Bartolini
2 LAVORO E ASPETTATIVE

Il posto sicuro

resta il sogno più segreto
Nell'immaginario collettivo italico del posto da sognare al primo posto c'è l'imprenditore, ricco a prescindere ed evasore sicuro, al secondo il dipendente privato, lavoro incerto ma grandi stipendi e beato te che ti mandano all'estero, e ad ultimo, proprio ad ultimo, il posto pubblico che sì, posto certo ma che noia, maltrattati e poco considerati.
Eppure ditemi uno, uno solo, che abbia provato a percorrere la via inversa cioè che sia entrato nello stato a tempo indeterminato, ne sia fuggito a gambe levate per far grandi esperienze e denari nel privato in qualche impianto in Kazahkistan per poi concluderle da ricco imprenditore.
Vi prego. Me ne basta uno solo!
Marco Marchionni
2 RIFLESSIONI UMORISTICHE

La sinistra e la storiella

dei due pessimisti
La sinistra ha sempre idee chiare: se avesse fatto la finanziaria, avrebbe sempre colpito con nuove tasse la piccola-media industria e il commercio. La sinistra, Di Pietro e il centro di Casini sostengono che il governo dovrebbe dare le dimissioni. Non molti anni fa mi ricordo che queste persone andavano a prendere i parlamentari quasi moribondi per sostenere il governo Prodi. Io che sono ottimista dico che qualcosa di buono questo governo l’ha fatto. La sinistra mi fa ricordare la storiella di 2 pessimisti che si incontrano. Uno dice all’altro «Se va avanti così dovremo mangiarci della m....

, e l’altro gli risponde «Ce ne sarà per tutti?».
Bruno Ravera

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