2AI TEMPI DI SIRI...
Ma perché Bagnasco
non caccia Farinella?
Spettabile redazione genovese de il Giornale, concordo in pieno con quanto scrive il Signor Gadolla circa quel brutto essere che è don Paolo Farinella; mi chiedo solo cosa aspetti Bagnasco, se vuol tenere un minimo di coerenza con i dettami della Chiesa, a buttarlo fuori: in fin dei conti il Cardinal Siri, per meno - molto meno! - sospese don Baget Bozzo e lo lasciò nel limbo fin quando non «rinsavì»; già, ma Siri era Siri...
Cordialmente,
Luigi Parodi
Courmayeur
2POLITICA
I Pidiellini
si godano il 2010
Carissime Pidielline e cari Pidiellini, finalmente il 2009 è alle nostre spalle. È stato lanno orribile che ha cagionato disastri, attentati, lutti, disoccupazione, aggressioni (a Berlusconi ed al Santo Padre) eseguite con estrema precisione e lucidità da persone mentalmente instabili e, speriamo, non guidate da persone mentalmente stabili... et dulcis un fundo, la politica (in caratteri minuscoli perché non merita di più) e parlando di politica dobbiamo constare, con estremo rammarico, che al peggio non vi è mai fine.
Il 2009 ci ha lasciato in eredità: Sinistre impegnate in cruenti, interminabili conflitti interni. Centristi che non sanno ancora a chi vendersi ma che ritengono redditizio presentarsi come mercenari al soldo di chiunque sborsi un centesimo in più. Gruppi politici confusi che si autoproclamarono democratici minacciando manette a dritta e manca. Pidiellini finiani alla ricerca di ventisei kamikaze pronti a sacrificarsi per scalzare il Berlusca, (riuscite ad immaginare ventisei politici che rinuncino al posto sicuro per un incerto riciclaggio a mezzo del «servizio collocamento opportunisti trombati»? Ventisei in una sola volta? Sono tanti). Eh sì! Si fa presto a dire: «Mi sacrifico» ma non è forse meglio che al martirio vada il popolino? E poi, diciamocela tutta: è di gran lunga meglio annoiarsi sedendo alla Camera od al Senato (ancorché lautamente pagati dal contribuente) che sudare lavorando. Vi sono stati anche i soliti galantuomini che hanno deciso di cambiare casacca. Daltra parte per farsi eleggere non è necessariamente obbligatorio essere onesti.
Nonostante intrighi ed intrallazzi, il Governo Berlusconi, ha lavorato bene ed è riuscito a pilotare il nostro Paese verso la quasi normalità. Abbasso, quindi, il 2009 ed evviva il 2010.
Il 31 dicembre abbiamo ascoltato il discorso alla Nazione tenuto, a reti quasi unificate, dal Capo dello Stato e, sembra, sia stato interpretato allo stesso modo da tutti, anche dai politicanti ed allora vi è da sperare che il solito deludente coofondatore del Pdl desista dal sistemare altre pastoie al nostro Berlusca e che non lo intralci ulteriormente. E poi, se proprio non si sente di stare nel Pdl, combatta a viso aperto ma dai banchi dellopposizione e questo valga per tutti coloro che non condividono il programma di Governo del Popolo della Libertà. Buon 2010 a tutti.
Enea Petretto
Genova
2VERSO LE ELEZIONI
La propaganda
dei nipotini di Lenin
Caro Direttore, ci risiamo! Gli attuali amministratori si fanno belli inaugurando opere finanziate dal governo Berlusconi, iniziate e fortemente volute dalla giunta regionale di destra.
Biasotti sommessamente cerca di ricordarlo... ma ciò risulta solo ai lettori del Giornale che peraltro lo sanno benissimo. Andando avanti a strette di mano e propaganda in tono minore, Biasotti riperderà le elezioni e non potremo lamentarci perché ce lo saremo cercato.
Gli amministratori di destra, soprattutto se di origine imprenditoriale, sono bravissimi a fare PUBBLICITA' (per esempio ad auto, televisioni o altre imprese commerciali) ma non sanno competere nel campo della PROPAGANDA POLITICA con i nipotini di Lenin a Stalin che non solo hanno assorbito col latte materno questa materia, ma ne hanno fatto anche materia di studio obbligatorio.
Perché ogni volta che un attuale amministratore inaugura un'opera finanziata o iniziata da altri o affigge manifesti con false affermazioni, ad esempio sulle scuole, non vengono immediatamente messi contromanifesti, magari anche più modesti in quanto non pagati da Pantalone, che denuncino le «spiritose invenzioni» di governatori e sindache?
Lei mi dirà che non è «politically correct», ma perché una parte deve preoccuparsi di non urtare la sensibilità dei «sinceri democratici» mentre l'altra può permettersi di insolentire, diffamare e minacciare l'avversario?
Molti auguri per le feste.
Gianrico Castello
2UN PO DI STORIA
Le ragioni
dellUnità dItalia
Egr. Direttore, di recente alcune interviste di uomini politici (per tutti l'on. Costa) hanno ripreso il tema dell'unità d'Italia e del processo storico della sua formazione. Nell'avvicinarsi dei 150 anni dall'Unità mi sembra utile ricordare che:
- dal punto di vista politico, le difficoltà economiche e di sviluppo di parti del Paese non dipendono da come si è formata l'Italia ma da fenomeni politici e sociali più recenti e bisogna avere il coraggio di dirlo e denunciare la cattiva amministrazione recente o di un passato prossimo, senza cercare alibi storici;
- dal punto di vista storico-politico, le polemiche su una presunta caratteristica elitaria di formazione del nostro Stato non tengono conto che la partecipazione politica era ristretta, nell800, in tutti i Paesi. Ad esempio in Gran Bretagna fino al 1832 votava il 3,1% della popolazione, per salire, con varie riforme, nel 1884, anno vicino e successivo all'Unità italiana, al 16,4%. Sempre in Gran Bretagna sino al 1872 vi era il voto palese e il voto segreto si affermò nel 1872. Sino ad allora era forte il controllo nobiliare, soprattutto nelle campagne, favorito dal decentramento amministrativo e federalismo. Per l'Italia la ristrettezza del suffragio è cosa nota, ma a parte che corrispondeva a una tendenza generale, che l'Unità italiana fosse sentita e approvata è comprovato dal fatto che, dopo il 1848, con l'opera di Cavour, il Piemonte riuscì a dimostrare che la causa della libertà faceva tutt'uno con quella del progresso economico e a far diventare il Piemonte il naturale punto di riferimento per la borghesia liberale di tutta Italia. Moltissimi esuli politici, tra il 1849 e il 1860 (dai venti ai trentamila), si stabilirono nel Regno Sabaudo, dando un importante apporto alla sua vita culturale. Gli emigrati presero parte attiva alla vita politica del Regno, amalgamandosi con la classe dirigente piemontese che diventava, così, sempre più rappresentativa della futura classe dirigente italiana. Anche chi voleva una maggiore adesione popolare aveva come obiettivo l'unità italiana;
- dal punto di vista economico è stato giustamente notato che il Nord e il Sud, prima dell'unità, erano piccoli paesi subordinati politicamente e marginalizzati economicamente e che in entrambi i sensi cominciarono a contare qualcosa di più, in Europa e nel mondo, dopo l'unità. Non solo il Sud ma anche il Piemonte era politicamente subordinato (alla Francia) e la Lombardia lo era (all'Austria verso la quale anche dipendeva per le scelte di politica economica).
L'emancipazione politica ed economica nei confronti dei grossi Stati Europei confinanti arrivò con l'Unità.
Il Mezzogiorno, certamente, pagò un prezzo elevato a scelte economiche, i cui vantaggi immediati furono per il Nord, ma tutta la Penisola, Sud compreso, in un'età come quella dell'imperialismo, ebbe uno sviluppo.
Alla fine dell'età giolittiana, con tutte le luci ed ombre che ci furono dal 1861 in poi, l'economia italiana oltrepassò il punto di non ritorno nel processo di superamento tra sottosviluppo, che rimase un destino di molti paesi del Mediterraneo, quali ad esempio Algeria, Tunisia o Libia.
L'unificazione dell'Italia, cioè fu realizzata anche grazie all'opera di chi, Cavour, tranquillizzando gli stati esteri europei, che erano ostili non alla cacciata degli Austriaci ma all'Unità Italiana, fece acquistare, dal 1850 in poi, al nazionalismo una rispettabilità fino a venire collegato alla stabilità politica piuttosto che ai tumulti popolari.
Cari saluti.
Francesco Felis
2SULLA MOSCHEA
Il tempi strategici
della giunta Vincenzi
Egr.
In questo caso il tempismo sulla scelta del periodo per deliberare il via libera alla moschea ha del sensazionale...
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