(...) nel suo ambizioso 4-3-3 pragmaticamente negato da un organico zoppo e pleonastico al tempo stesso. Era celato ma non troppo nel giudizioso 4-1-4-1 d'emergenza basato sulle migliori forze disponibili per sangue, polpa, coraggio. Era il momento del tradizionale «Figgeu, spalletta!» e Ferrara e discepoli hanno saputo perfettamente interpretarlo. Partendo da una leale confessione («Stavo per toglierlo, il bambino sfinito, e quello mi fa il terzo gol
»), sostiene il buon Ciro che «nel calcio ci vuole culo»: e ha ragione per una singola partita, ma a gioco lungo - e a quanto ci ha detto il derby pure per la singola partita - ci vuole ben altro. Certo, fossero stati disponibili Maxi Lopez o Pozzi, o anche soltanto Eder, col cavolo che avremmo visto all'opera l'eroico e robusto «bambino» che risponde al nome di Mauro Icardi, 19enne argentino frutto della prestigiosa Cantera catalana, portato alla Sampdoria da Riccardo Pecini (ora al Monaco). Ma intanto Ciro ha saputo puntare su una squadra finalmente tetragona, caricandolo al punto che mai s'era visto un Costa così puntuale e deciso nell'anticipo; un Poli autorevolmente così vicino alla perfezione tattica; perfino - udite, udite! - un Estigarribia, Speedy Gonzales normalmente trasparente, infine convinto a buttare la palla avanti e lanciarsi irresistibilmente all'inseguimento per la disperazione del terzino avversario. L'unico errore commesso da Ciro è stato quello di avere atteso un quarto d'ora di troppo per sostituire il prezioso ma ormai sfinito Maresca con un uomo da derby per eccellenza, Tissone. Domenica arriva il Bologna: guai se non ripetete la prestazione del derby. Ci sarà tempo, in vista di gennaio, per riparlare di Sensibile e dei massimi sistemi.
A furia di credersi il più furbo del villaggio, Enrico Preziosi è finito con il sedere a bagno. Da almeno due anni gli osservatori più avveduti lo invitavano a rinforzare il reparto difensivo. Ma lui fa orecchie da mercante, continua a vendere e comprare a go-go, e il binario arrivi lo guarda soltanto dalla cintola in su. Risultato: il suo Grifo guidato da Del Neri riesce a incassare 3 gol - e potevano essere 5 - da una Sampdoria che normalmente non tira in porta.
Behetovenianamente il Destino ha bussato alla porta del Grifo e la Quinta (sconfitta) si è melanconicamente avviticchiata alla Sesta. Ed è di sollievo minimo sapere che per Del Neri si tratta «soltanto» della quinta. Consecutiva. Con il primo tempo del derby, Del Neri - giudizioso profeta del 4-4-2 - ha avuto ampio modo di comprendere che Sampirisi è un rischio e Bovo una sciagura nella «quattro» di difesa, che Tozser è troppo lento e Jankovic un «quando e per quanto ti vedo?» in una «quattro» di centrocampo che non voglia far patire alla squadra le pene dell'inferno.
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