Guastalla e la scossa al centrodestra ligure

(...) Perchè testimonia di come, credendoci, si può vincere anche in trasferta. Anche quando sembra difficile, anche quando sembra impossibile, anche quando la storia (e, nel caso di Guastalla, anche la geografia) dicono che è un'impresa improba.
Credo sia una lezione molto interessante per i moderati-rivoluzionari non di sinistra anche a Genova e in Liguria, dove troppo spesso il Pdl e le altre forze alternative al Pd e ai suoi alleati, rinunciano a correre per vincere già in partenza. E spesso sono in preda a tali e tanti personalismi da perdere non per la bravura degli avversari, ma solo per le divisioni interne.
La storia recente del Pdl e alleati in Liguria dimostra proprio questo: le vittorie in trasferta, espugnando Comuni storicamente rossi si contano sulle dita di una mano. Mentre, al contrario, abbondano le sconfitte in casa, Comuni storicamente moderati che cadono in mano alla sinistra, bravissima a infilarsi nelle divisioni del centrodestra o negli errori nella scelta di candidati palesemente impresentabili e incapaci di conquistare la simpatia, il rispetto o la stima dei concittadini. Insomma, candidare uno solo perchè è amico di quello o quell'altro, è il miglior modo di perdere. Sempre, ovviamente, che l'«amicizia» sia l'unica caratteristica politica che giustifica la candidatura. Insomma, ben venga uno «amico», purchè sia anche bravo e capace di ascoltare i suoi concittadini. Guastalla, invece. Guastalla, è un centro della Bassa Reggiana dove la gradazione cromatica è sempre stata monocolore: rosso. Rosso carminio, rosso fuoco, rosso carico. E, del resto, non è che fosse Guastalla. Dicevamo che è un problema di storia e di geografia. Di storia perchè, ininterrottamente per sessantacinque anni, prima dell'8 giugno 2009, il Comune di Guastalla è stato governato dal centrosinistra, dove il centro è quasi un'appendice solamente linguistica.
Di geografia perchè tutta la provincia di Reggio Emilia, infatti, ad eccezione di un piccolo Comune appenninico (e, per l'appunto, di Guastalla), è amministrata dal centrosinistra. E, quindi, la vittoria di Benaglia vale doppio. Quei 3641 voti, pari al 41,6 per cento dei suffragi, ottenuti alla guida di una coalizione fra Pdl, Lega Nord e Udc sono la prova che, volendo, ce la si può fare. E come ce l'hanno fatta a Guastalla? Qual è la ricetta per vincere fuori casa? Ad esempio, pur facendo una campagna di opposizione seria, non lasciarsi andare a una politica urlata, a massimalismi inutili, che fanno scappare solo i moderati, senza portare ulteriori consensi a destra. Che arrivano comunque, perchè un arrabbiato anticomunista che non vota l'alternativa ai comunisti o è un infiltrato o è un masochista. Mai come in politica il meglio è nemico del bene e, spesso, i voti marginali, quelli di confine, di frontiera, valgono doppio. Questo, ribadisco, non significa essere mollaccioni o inclini all'inciucio, ma molto più semplicemente saper parlare ai propri elettori. Ricordo, ad esempio, di come - in tempi di Mattarellum - in Liguria e soprattutto a Genova, il centrodestra è riuscito a perdere collegi che erano considerati vincenti perchè ha candidato dei personaggi inadatti (non in assoluto, magari, ma certamente inadatti a quei collegi), mentre il centrosinistra si è mascherato da moderato e responsabile, con personaggi con quello specifico identikit presi e poi buttati via. Penso al professor Marongiu o a Stefano Zara, buoni per trionfare a Castelletto o ad Albaro e poi spariti dalla scena politica.
Insomma, la scelta della linea politica e l'attenzione ai propri elettori è decisiva. Ma è decisiva anche la scelta delle persone: ad esempio, Giorgio Benaglia, sindaco sessantaquatrenne di Guastalla, oltre ad essere uno dei pediatri più conosciuti della zona, con tanto di docenze universitarie, ha al suo attivo una serie di impegni sociali che vanno dalla presidenza del Rotary all'impegno come medico volontario in alcuni fronti caldi, sotto l'egida dell'Unicef, della Caritas o di altre organizzazioni internazionali.

Ci sono storie e persone che parlano da sole e che rendono la parola «società civile» qualcosa di più di una nemmeno troppo simpatica frase fatta.
Il Pdl (o come si chiamerà la rappresentanza del centrodestra) e i suoi alleati in Liguria, dove i professionisti della politica egemonizzano spesso le liste, farebbero bene a leggersi questa storia.

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