Punto primo: per Genova, il Nautico è vitale.
Punto secondo: per la Liguria, la nautica è vitale. Siamo la regione che, proporzionalmente, ha più posti barca e più cantieri. E, attorno a quei posti barca e a quei cantieri, nasce e cresce un indotto fatto di posti di lavoro, di sviluppo e di circolo virtuoso dell'economia.
Punto terzo: il valore per Genova e la Liguria cresce a livello esponenziale se riferito a tutta l'Italia, di cui il settore gestito dall'Ucina, la Confindustria nautica, è una delle straordinarie eccellenze di cui andiamo fieri in tutto il mondo. Eccellenza in crisi, però. Che - solo considerando quelli diretti - ha perso ventimila posti di lavoro. E rischia di non essere finita, perché, prendendo in considerazione tutto il comparto, la contabilità dei posti di lavoro cresce a 100mila persone. E, quindi, il rischio di perderli è proporzionale.
Per tutta questa gente, il Nautico era stato una boccata d'aria pura. Perché, complice il difficile e paziente lavoro di mediazione del senatore Gigi Grillo, presidente ligure della commissione Lavori Pubblici di Palazzo Madama e strenuo difensore parlamentare della nautica, complice la sua indiscutibile competenza in materia, i segnali erano positivi. Insomma, al Nautico - nonostante i problemi fra Fiera e Ucina e le polemiche assortite che hanno contraddistinto questa edizione del Salone, che è finito molto meglio di quanto fosse iniziato - sembrava che il settore fosse al centro dei pensieri del governo: promesse del ministro dello Sviluppo Economico Corrado Passera e promesse del viceministro Mario Ciaccia.
Poi, gratti gratti, e sotto le promesse è rimasto davvero poco. Tanto che Anton Francesco Albertoni, che di Ucina è il numero uno, ha preso carta e penna per mettere nero su bianco che non ci sta a farsi prendere in giro.
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