(...) L'analisi del dato elettorale individua in Genova città, in una parte del suo entroterra e nella provincia di Spezia i fronti sui quali occorre maggiormente riflettere.
Particolarmente nell'area metropolitana di Genova esistono rapporti di mutuo soccorso tra un blocco politico rappresentato dalla sinistra e un blocco sociale storico composito che garantisce il consenso alle stesse forze politiche.
Questo è il circolo vizioso sul quale dobbiamo concentrare la nostra attenzione.
Ci troviamo, difatti, di fronte ad un legittimo rapporto tra elettori e dirigenza politica che ha come prezzo l'immobilismo e di conseguenza l'abbandono della città da parte dei giovani, di quelle professionalità capaci di intraprendere, di tutto ciò che costituisce il nuovo, insomma di quelle categorie che rappresentano "il fare" sia in termini di lavoro che in termini culturali.
La città di Genova perde 250.000 abitanti in 20 anni e con essi capacità di reddito, capacità di spesa e propensione al cambiamento.
Le forze politiche che rappresentano la maggioranza di questa città coltivano il consenso di questo blocco sociale, non avendo il coraggio di modificare il loro atteggiamento culturale e preferendo la certezza del consenso attuale rispetto all'investimento ed alla ricerca di una città dinamica, europea ed aperta al mondo. Inoltre la Liguria così fortemente a macchia di leopardo produce sensazioni nel nostro elettorato differenti da una zona all'altra. Una doccia scozzese tra la Valpocevera e Rapallo che a volte scoraggia i nostri attivisti delle zone rosse ed entusiasma quelli delle zone azzurre.
In questo contesto si inserisce il fattore UDC che strumentalmente corre in soccorso della sinistra abortista e comunista e allarga con il suo modesto, ma indispensabile contributo, il blocco politico di governo.
La differenza di voti tra centrodestra e centrosinistra, indipendentemente dai candidati e dal tipo di elezioni, da Berlusconi contro Prodi all'ultimo Burlando contro Biasotti passando per Musso, Magnani, Eva ed alle elezioni europee, mantiene un consenso a favore della sinistra in questa città che va da un minimo di dieci a un massimo di venticinque punti. Il che, come è evidente, essendo Genova quasi la metà della Regione rende difficile ogni sforzo di vittoria del centrodestra.
Il Popolo della Libertà non può limitarsi a essere soddisfatto di essere il primo partito della regione, ma è necessario attui una riflessione su questi temi, individui una strategia e cominci sin da ora a verificare se esistono le condizioni per comunicare e come comunicare agli abitanti di Genova che la loro scelta elettorale li garantisce al presente, ma consegna ai nostri figli e ai nostri nipoti un futuro solo lontano da questa città. L'inevitabile mancanza di sviluppo è frutto diretto di questo rapporto sul quale il Popolo della Libertà e le forze del centrodestra devono avviare una pacata e serena riflessione nella consapevolezza che fino ad oggi questo fronte non è stato intaccato.
A tutti i liguri rivolgo i miei più sinceri auguri di buona Pasqua e unultima provocazione: la nostra battaglia per il domani della città passa certamente dalle infrastrutture e dalla sua vocazione portuale che consegna a Genova una opportunità unica di sviluppo che a noi pare la sinistra non voglia ne possa cogliere, ma la maggioranza dei genovesi non premia elettoralmente questa scelta. Dunque...
* coordinatore regionale Pdl
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