Cronache

L’esempio del cardinale illumini chi vuole parlare di moschea

L’esempio del cardinale illumini chi vuole parlare di moschea

(...) sia un buon prete non mi fa pensare che quella di piazzare la moschea in mezzo al presepe sia stata una bella trovata. E non perchè si debba dichiarare guerra agli islamici o far scendere le navi della Repubblica di Genova in acqua per una nuova spedizione dei crociati, ma perchè quella moschea non aveva senso nè storico, nè religioso.
Eppure, lo scoop del Giornale che ha dato la notizia per primo in tutta Italia, con l’articolo di Federico Casabella, è stato utilissimo per aprire una discussione. E per dimostrare per l’ennesima volta che, davvero, il cardinale Bagnasco è l’intellettuale più acuto e illuminato di Genova. Uno dei più preparati d’Italia.
Perchè Bagnasco ha dimostrato uno straordinario equilibrio anche in questa vicenda. Dapprima non lasciandosi tirare per la giacchetta nella condanna di don Prospero, censurabile certo o forse anche piùchecensurabile, ma certo non con i toni usati dall’eurodeputato leghista Mario Borghezio o da Forza Nuova, che hanno bollato nei loro simpatici comunicati il sacerdote di Oregina come «pretucolo» e hanno usato toni di una veemenza e di una forza da Apocalisse più che da Vangelo. Ora, non penso che insultare gli altri, anche quando sbagliano o sbagliano moltissimo, o essere intolleranti sia il modo migliore per essere buoni cristiani. E lo dice e lo scrive uno che si è sempre battuto e sempre si batterà perchè Borghezio e Forza Nuova - schifati da tanti sedicenti democratici e insultati a loro volta e fatti oggetto di oscene violenze per le loro idee, spesso non condivisibili, ma certo legittime - abbiano voce e diritto di parola sempre e comunque.
Ma poi Bagnasco ha dimostrato che anche la religione non si può tirare per la giacchetta. E lo stop alla moschea nel presepe, qualunque sia la sua genesi, dimostra una grande lungimiranza. Soprattutto, dopo che il suo silenzio era stato tirato anch’esso per la giacchetta. Per Luigi Leone - che ha commentato la vicenda sul Secolo XIX che l’aveva ignorata del tutto e quasi irrisa nei primi giorni - la magnaminità del cardinale nei confronti della moschea nel presepe, testimoniata con il silenzio, era «il modo più idoneo per approvare un messaggio di tolleranza senza farlo incappare, alla fine svuotandolo, in una prevedibile sarabanda di reazioni e controreazioni». E ancora, «un tacere, quello di Bagnasco, in cui c’è un forte ammonimento a evitare derive integraliste». Insomma, «il silenzio-assenso di Bagnasco».
Troppo. Credo che il Secolo XIX, senza inutili snobismi, meriti l’attenzione dovuta al quotidiano più diffuso della Liguria. E leggo sempre con attenzione ciò che scrive, spesso non condividendolo, altrettanto spesso sorridendo per le forzature, soprattutto quando c’è di mezzo la Curia, ma mai sottovalutandolo. Sarebbe da sciocchi. E, in particolare, leggo con attenzione gli articoli di Luigi Leone, un collega ed amico che stimo molto, reputandolo uno degli osservatori più attenti e uno dei pochissimi fuoriclasse di piazza Piccapietra.
Però, proprio perchè penso che Bagnasco sia uno straordinario pastore e intellettuale, lascerei perdere le interpretazioni autentiche, che poi tali non sono, dei suoi silenzi.
Abbiamo una certezza, a Genova: un grande cardinale. Lasciamolo fare.

Siamo in buone mani.

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