L'opposizione grida al bluff per il bilancio del Casinò

Un altro modo per far fuori i gabbiani è possibile. Il problema è sempre quello, anche perché nessuno lo ha mai risolto: i cieli dell'aeroporto Cristoforo Colombo sono diventati una sorta di oasi faunistica, con volatili di ogni tipo che finiscono regolarmente nei motori degli aerei, costringendoli ad atterraggi di emergenza. Il problema è talmente reale e grave, che addirittura l'assessore regionale Claudio Montaldo ha dato ragione a un consigliere leghista come Francesco Bruzzone nel bel mezzo di una seduta di consiglio. Nella città dove se la Soprelevata èa pericolosa per le moto si chiude la Soprelevata anziché renderla sicura, c'era anche il rischio che qualcuno ipotizzasse la sospensione dei voli per evitare pericoli per gli uccelli. Anche perché ormai tutti concordano sul fatto che la soluzione suggerita dagli specialisti dell'Ispra è fallimentare. Usare cannoni a salve è come organizzare uno spettacolo di cabaret per i gabbiani che continuano imperterriti a svolazzare.
Bruzzone suggeriva il vecchio metodo, che poi è quello adottato in grandi aeroporti, cioè l'abbattimento degli uccelli a fucilate. Un metodo che farà pur inorridire gli animalisti, ma che a Genova nei decenni scorsi funzionava. Un'alternativa alle doppiette la suggerisce invece chi il problema l'ha visto risolvere all'aeroporto di Torino Caselle. È un ingegnere genovese che ha fatto tutta la sua carriera nel settore aeronautico di una grande società motoristica. Dopo essere stato responsabile della manutenzione, è diventato quality manager della flotta aerea privata dell'azienda. E nella sua esperienza ha visto un sistema funzionare più di altri, anche a Torino, dove lo scalo ha caratteristiche assai simili a quello genovese in quanto ad habitat per gli animali, vicino come è a corsi d'acqua e a una discarica. «Cannoni e sirene li hanno provati anche a Caselle. Non sono serviti a nulla - conferma l'ingegnere -. Ci hanno messo poco i volatili a capire che si trattava di una “bufala”. La soluzione efficace è l'impiego di alcuni falchi pellegrini, rapaci molto temuti che appena si alzano in volo mettono in fuga tutti gli altri uccelli. C'è anche un'abbondante letteratura che lo conferma». In effetti il nostro lettore mostra pubblicazioni come «Aviazione civile», cita anche lo specialista dell'Aeronautical service division dell'Autorità portuale di New York e New Jersey. Insomma, mostra come in aeroporti grandi e piccoli, i falchi spaventa-gabbiani funzionino.
Il dubbio potrebbe riguardare il modo di impiego dei predatori. «Dove è stato provato con successo il metodo, l'aeroporto aveva stipulato un contratto con un falconiere che interveniva dal tramonto all'alba su segnalazione dell'unità traffico e della torre di controllo dell'aeroporto - assicura l'ingegnere -. La sola apparizione di un falco addestrato che voli a giri concentrici mette in fuga qualsiasi uccello, anche a notevole distanza». Probabile che ci sia un problema di costi, visto che l'esperto la soluzione l'ha suggerita ancora il 25 settembre scorso al direttore generale e al direttore tecnico del Colombo, senza peraltro ricevere alcuna risposta, se non la conferma di ricezione della mail. Ma le schioppettate come un tempo, proprio no? «I costi sarebbero la metà rispetto ai sistemi attuali.

I fucili non servirebbero - ribatte l'ingegnere -. L'aeroporto di Genova rappresenta il ristorante ideale dei gabbiani, tra il mare che lo circonda e la vicina discarica di Scarpino». La fame fa più paura dei pallini. Ma evidentemente meno dei falchi.

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