Il milanese Vinacci getta la spugna Il Pdl è senza candidato

(...) impegno professionale, in veste di amministratore delegato di MedioFimaa, è oggi particolarmente gravoso, anche se al contempo affascinante, in quanto l’intero settore della mediazione creditizia è in profonda trasformazione economica e legislativa - racconta il manager milanese -. Lo scenario genovese delle ultime settimane è profondamente mutato e presenta oggi un maggior numero di candidati a Sindaco». Meglio un politico, dunque, la riflessione del manager «fantasma», genovese che fa la spola con Milano per ragioni professionali, e sconosciuto ai più ma che godeva della stima di Luigi Grillo e Sandro Biasotti convinti che la sua candidatura avrebbe sparigliato i giochi e dato chance di vittoria al centrodestra. I due parlamentari liguri, stando alle voci che ieri si rincorrevano intorno alla rinuncia del loro «uomo», sarebbero stati così convinti della scelta da aver tenuto nascosta una lettera di rinuncia alla candidatura di Vinacci consegnata già sabato perché convinti dalla possibilità di farlo tornare sui suoi passi.
Si vota il 6 maggio e, a poco più di due mesi, il coordinamento cittadino del partito dovrà ripartire da zero, o quasi. Quasi perché c’è chi, nonostante l’orientamento espresso dai parlamentari Pdl e la presa di posizione del coordinamento metropolitano svoltosi lunedì sera, ha continuato a lavorare nell’ombra per concretizzare la candidatura a sindaco di Pierluigi Vinai. Il vicepresidente della Fondazione Carige continua a trincerarsi dietro il più ferreo silenzio; chi lo circonda e tasta il suo umore parla di una persona amareggiata per i trattamenti subiti da alcuni esponenti del partito e impegnato in questi giorni soprattutto nella sua funzione di segretario regionale di Anci Liguria. Ma nell’ombra c’è chi continua a lavorare spingendo la sua candidatura e oggi ci potrebbero essere mosse a sorpresa come la presentazione di una lista civica di moderati che lo vorrebbe come sindaco. Ma se anche Vinai non dovesse prendere in considerazione la questione? L’ipotesi che riprenderebbe quota sarebbe quella della consigliere comunale Lilli Lauro, eletta nel 2007 con la lista Biasotti e fedelissima dell’ex presidente della Regione, mentre il capogruppo in consiglio regionale Matteo Rosso ipotizza altri scenari: «Con amarezza apprendo di questa rinuncia. A questo punto credo che sia dovere morale di Sandro Biasotti candidarsi in prima persona - commenta Rosso -. Non come salvatore della patria, come qualcuno gli aveva chiesto giorni fa, ma da persona che ha vagliato ed escluso candidati interni al Pdl che si sarebbero messi in gioco volentieri, dicendo di avere persone della società civile da proporre. Ha il dovere di portarci alla vittoria e noi lo sosterremo con grande determinazione».
Intanto, sulle questioni interne al Pdl non smette di tornare la candidata sindaco della Destra Susy De Martini che pare più impegnata a fare le pulci alle divisioni interne al partito berlusconiano che ad occuparsi della propria campagna elettorale. Ieri ha definito il Popolo della Libertà genovese come la «Banda Biasotti» rilanciando la sua come unica candidatura seria in grado di sconfiggere Marco Doria.


Sconsolato anche il coordinatore metropolitano Gianni Barci che ammette come, al momento, non ci sia nessun nome sul tavolo: «Lavoriamo giorno e notte alla ricerca non di una figura qualsiasi ma della figura giusta perché vogliamo vincere. Entro venerdì dobbiamo annunciare il nome giusto». Alle elezioni mancano 66 giorni.

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