(...) che inondò il sottopassaggio che collega i quattro lati di piazza della Vittoria, mandando alla malora tutti i negozi che stavano lì sotto da una vita. Un anno dopo è tutto come prima. O meglio, peggio di prima. Il bilancio della sopravvivenza forzata degli operatori commerciali costretti ad accamparsi sotto ai tendoni dei giardini Brignole, parla di incassi dimezzati, esercenti dimezzati e una prospettiva davanti che pare tutt'altro che rosea. Tanto più ora, che nessuno degli amministratori si è degnato di dare una comunicazione ufficiale sul futuro di queste attività. Né tantomeno sulla riapertura del Sottopasso o sulla sua definitiva chiusura o su un'apertura solo pedonale.
«A noi non hanno mai detto niente di ufficiale - spiega il presidente del Comitato degli esercenti, Mauro Brancaleoni -. Abbiamo solo ricevuto comunicazioni pubbliche: il sindaco Doria che a Primocanale diceva che il sottopasso non verrà riaperto». Eppure il protocollo d'intesa che i negozianti avevano concordato e sottoscritto nel maggio del 2012 con gli assessori della giunta Vincenzi e che prevedeva il «pronto» - per allora - ripristino delle attività commerciali e la ristruttuazione del sottopassaggio è ancora valido. «Fin dal primo giorno della nuova giunta abbiamo avuto la conferma della continuità dell'accordo. Che comportava un impegno da parte nostra per pagare il progetto di ristrutturazione delle attività. Non solo, ci assumevamo l'onere di lasciar chiusi i negozi in caso di allerta, senza chiedere risarcimenti per eventuali allagamenti - continua Brancaleoni -. Tursi avrebbe dovuto pagare solo la ristrutturazione del sottopasso. Noi abbiamo fatto il progetto, che ci è costato seimila euro, l'abbiamo portato in Comune a luglio 2012: loro avrebbero dovuto mettere 100mila euro e noi 52mila».
Allora l'estate stava per iniziare, e gli assessori della giunta Doria promisero che i lavori sarebbero cominciati subito. «Ci dicevano che il materiale era stato ordinato a giugno e avevano detto che i lavori sarebbero partiti in quindici giorni, prima delle loro ferie», continua Brancaleoni. Quindi, ecco che un altro esercente, Leo Monopoli, che nei tendoni dei giardini Brignole continua a vendere fiori così come faceva da sempre nel sottopasso, va in banca per chiedere un prestito di 20mila euro. «Per iniziare a prendere qualche materiale...Ora devo restiturli tutti», spiega Monopoli. Poi - siamo a settembre - succede che un funzionario del Comune chiede un parere alla Provincia sulla ricollocazione delle attività commerciali nel sottopassaggio, perché le nuove disposizioni lo impongono nelle ristrutturazioni. «Ma qui si tratta di un reintegro - precisa Brancaleoni - per cui il parere non è necessario né vincolante. Tant'è che l'assessore allo sviluppo Francesco Oddone ci convoca e ci dice che gli esperti della Provincia hanno scoperto che il sottopasso è una zona esondabile. Non avendo fatto i lavori a monte del Bisagno, il rischio permane e quindi le attività commerciali sarebbero comunque a rischio. Ma se è esondabile il sottopassaggio, lo è tutta Genova e allora cosa facciamo chiudiamo mezza città?».
Per non esporsi ad alcun rischio e rimandare ogni decisione, Tursi fa suo questo parere e citandolo, fa sapere ai commercianti che riaprire il sottopasso sarebbe un pericolo per loro e per i pedoni. «Se veramente non lo riaprono, devono trovare delle forme di risarcimento o una collocazione nuova per le attività», continuano a spiegare gli operatori. «O ci danno i soldi del negozio, o ci ricollocano in una posizione valida» che per i negozianti vuol dire in viale Caviglia o in zone comunque vicine a via Cadorna e al sottopasso in modo da poter avere i clienti di sempre. «Una soluzione potrebbe essere mettere dei chiostri come quelli che ci sono davanti alla stazione Brignole. Dalla parte di piazza della Vittoria dove c'è la fermata del bus ad esempio, oppure qui in viale Caviglia». Ma intanto resta la rabbia per la mancanza di attenzione da parte dell'amministrazione di questa città, per l'incertezza in cui sono stati abbandonati da undici mesi, per le promesse fatte sbandierate con grandi proclami e puntualmente disattese. Il permesso per restare sotto i tendoni delle Pagode (la ditta che li ha forniti subito dopo il nubifragio) scade il 24 dicembre 2012. E poi? «Chi lo sa... - sospirano i negozianti -. Il giorno dopo l'alluvione la Vincenzi disse che aveva trovato 320mila euro per il sottopasso. Scidone che mai si era preoccupato del passaggio per gli handicappati, improvvisamente dopo il nubifragio ci promise che c'erano 300mila euro per risolvere il problema. E tutti questi soldi dove sono finiti?». Intanto loro di denaro continuano a spenderne tanto: 350 euro di affitto dei tendoni al mese per ogni banco, 200 al mese per i guardiani, più l'elettricità. E a parte i soldi raccolti attraverso la raccolta del «Giornale», di fondi per gli alluvionati non ne hanno visto un centesimo. Ora che arriva il Natale, i prezzi per restare sotto la tensostruttura aumenteranno fino a mille euro.
«Noi vogliamo sapere ufficialmente se riaprono il sottopasso o no.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.