Giovanni Boccaccio si suppone che abbia visto la luce a Certaldo, nella campagna fiorentina, verso la metà dell'anno 1313. Si celebra pertanto quest'anno il 700º anniversario della sua nascita avendo per padre un mercante giramondo ed una madre scarsamente nota. Il genitore intendeva fargli proseguire la professione della mercatura senza però tenerlo lontano dai libri. Per curarne un'istruzione completa lo inviò a Napoli, allora sotto il dominio della casa francese degli Angiò, dove Giovanni Boccaccio seguì tra altri i corsi di geografia tenuti dal genovese Andalò del Negro.
Sia lui stesso che il padre si resero conto che non era un giovane da cui attendersi grandi cose nel campo dei commerci e dei traffici internazionali. Quel fallimento tra i registri commerciali ebbe dei risvolti tanto insperati al punto da fare del giovane fiorentino uno dei pilastri della cultura letteraria italiana. Di lui si ricorda non solo l'immortale Decamerone, ma altresì una vasta serie di opere tra cui merita ricordare «De Canaria et reliquis insulis ultra Hispaniam in Oceano noviter repertis» ossia, in italiano «Attorno alla Canaria ed alle altre isole nuovamente scoperte nell'oceano al di là della Spagna».
Il manoscritto boccacciano rimase nascosto in mezzo ad altri fogli fino alla sua riscoperta avvenuta a Firenze ed alla sua prima pubblicazione a stampa nel 1826 curata dallo studioso Ciampi. In quelle righe attribuite al Boccaccio si legge la narrazione di un'impresa voluta dal re del Portogallo per esplorare le regioni atlantiche sotto la Penisola Iberica, di fronte alle coste africane, nell'estate dell'anno 1341. Quell'impresa trasmise alla Storia maiuscola i nomi di due dei comandanti delle tre navi destinate a percorrere le vie del mare-oceano, il genovese Nicoloso da Recco ed il fiorentino Angiolino Tegghia de' Corbizzi, entrambi suoi contemporanei, mentre la terza imbarcazione venne affidata ad un portoghese di cui non è stato tramandato il nome.
È grazie all'interesse geografico ed economico del Boccaccio se è giunto fino a noi il nome di Nicoloso da Recco che altre indagini più recenti ci hanno rivelato esser stato un mercante di spezie ed anche uomo pubblico in quanto ricoperse varie volte l'incarico annuale di Anziano della Repubblica di Genova. Il «De Canaria» è una completa relazione di quel viaggio, pur senza troppi particolari che dovevano esser riservati solo al mondo dei mercanti genovesi ed italiani attivi nella Penisola Iberica. Attraverso la penna del Boccaccio Nicoloso da Recco ci narra l'incontro con le popolazioni insulari, i loro usi e costumi, il loro modo di nutrirsi, le loro abitazioni, la loro religione. Si tratta del primo abbozzo delle future relazioni di viaggio tra cui primeggia quella dei quattro viaggi di Colombo, più e più volte studiata.
Grazie al «De Canaria» i liguri, i genovesi ed i recchesi in special modo, hanno scoperto il ruolo primario che uno dei loro commercianti-navigatori ed esploratori ha svolto nel campo delle navigazioni atlantiche in pieno Trecento, aprendo la via alla più grande delle navigazioni atlantiche, quella del genovese Cristoforo Colombo che regalò alla Spagna dei re Cattolici il primo impero coloniale dell'età moderna.
Una buona occasione questo 700º anniversario perché gli istituti culturali liguri e genovesi se ne occupino in maniera degna, attivando un adeguato panorama di studi letterari e geografici per ricordare con la nascita del Boccaccio la prima navigazione atlantica svolta da un genovese «da Recco» di cui esista una relazione scritta.
*Giornalista/Cultore di Storia
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