Mesi di fatica ripagati così. Con lesclusione dalle liste, nessuno che se ne assuma la responsabilità e Walter Veltroni che a Porta a porta pronuncia la frase più triste che un «trombato» possa sentirsi dire: «È una delle persone a me più vicine, vediamo se riusciamo a recuperarlo nel gruppo dirigente». Solo che per candidare Stefano Ceccanti (nella foto), pare che il segretario del Pd non abbia mosso un dito. Il costituzionalista è considerato uno dei padri del Pd, e nellultimo periodo è stato prezioso «ghost writer» del leader: ha collaborato alla stesura della riforma elettorale con Salvatore Vassallo, ha difeso la linea veltroniana nella commissione per lo Statuto del partito rispetto alle posizioni di Ds e popolari, suo persino lintervento che il segretario ha letto al convegno dei cattolici mercoledì scorso. Tantè. Ceccanti non ha fatto mistero di esserci rimasto male: «Se ci fosse una razionalità nella scelta di tagliarmi fuori, ne sarei più contento». Macché. Quando, in chiusura delle liste, Giorgio Tonini ed Enrico Morando sono andati da Veltroni per perorarne la causa, il segretario si è limitato a dire che la decisione definitiva sulla candidatura spettava alla Toscana, perché il costituzionalista era stato inserito fra i nomi espressione delle realtà locali. Colpa del segretario toscano Andrea Manciulli allora? Il suo nome non è stato fatto da Manciulli, fanno sapere gli esponenti del Tavolo degli Otto che hanno compilato le liste.
Manciulli nega: «Ci deve essere stato un equivoco: nessuno, tantomeno il Tavolo degli Otto, ha mai proposto alla Toscana di presentare il professor Ceccanti». Per dirla con il vicesegretario del Pd Dario Franceschini: non cè Ceccanti? Va bè, cè Vassallo.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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