Il giallo di Gradoli: Esposito per ora resterà in carcere

Il giallo di Gradoli: Esposito per ora resterà in carcere

Il riesame sul giallo di Gradoli: Esposito resta in carcere. Questa la decisione, secondo alcune indiscrezioni, contro il ricorso presentato al Tribunale delle libertà dagli avvocati Enrico Valentini e Mario Rosati, difensori di Paolo Esposito, l’elettricista di 39 anni accusato di duplice omicidio volontario aggravato e occultamento di cadavere. Un’ora e mezza di discussione, ieri mattina a piazzale Clodio, alla presenza del pm Renzo Petroselli della Procura di Viterbo. Al centro del colloquio con i giudici romani la mancanza di prove, tanto da non motivare la carcerazione preventiva dell’indagato.
«Poche le chiazze di sangue trovate nell’abitazione delle Cannicelle - ribatte l’avvocato Valentini - comunque tutte relative alla sola Tatiana Ceoban. Che fine avrebbe fatto la figlia Elena, visto che in casa non è stata trovato nulla su di lei?». Secondo gli esperti che hanno messo a confronto il dna dei familiari di Tatiana, al 99,7 per cento il sangue appartiene a lei e non alla figlia 13enne. Ma anche su questa circostanza Valentini e Rosati non sono d’accordo: «Il campione è stato preso dalle mutandine della donna, ma tra madre e figlia poteva capitare, come si legge sul diario di Tatiana, che si scambiassero la biancheria. Quindi non siamo certi di nulla». I magistrati avrebbero contestato, d’altro verso, il buco di almeno due ore, quelle relative al massacro, nell’alibi fornito da Esposito. Il sangue, secondo i magistrati romani, sarebbe sufficiente per accusare il convivente della moldava almeno dell’uccisione della donna. Dunque, le indagini consegnate dal pm al gip di Viterbo che ha emesso l’ordinanza di custodia cautelare in carcere proverebbero le responsabilità dell’unico indagato. Per ora. Si, perché sempre da fonti non confermate ma molto concrete, per la sorella della scomparsa, Ala Ceoban, 24 anni, le cose si sarebbero messe male già da un pezzo. Tanto che se ne è discusso anche ieri davanti ai giudici del Riesame.
La giovane, amante di Esposito, avrebbe mantenuto la relazione con il compagno della sorella fino ai giorni precedenti quel maledetto sabato di fine maggio. Durante uno dei due interrogatori cui è stata sottoposta si sarebbe contraddetta. Quando le è stato chiesto dove si trovava fra le 18 e le 20 del 30 maggio, Ala avrebbe risposto di essersi recata in un pub con degli amici. Quale locale e quali amici? Non lo ricorda. Com’è possibile? Un vuoto di memoria che, probabilmente, le potrebbe costare l’accusa di complicità in duplice omicidio di primo grado.


Per il momento si attendono i risultati di laboratorio su altre tracce ematiche rilevate nella villetta: oltre alle tre evidenti sotto lo zoccolo della cucina, su uno stipite e su una parete, durante l’ultimo sopralluogo del Ris sarebbero emerse ancora macchie latenti in altri ambienti: dal secondo piano all’ingresso, fino in giardino. Ancora poche, per i legali di Esposito. Tante per l’accusa che attende solo la decisione del gup per andare a processo.
yuri9206@libero.it

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