Giallo di Gradoli Esposito sotto torchio ma non crolla: «Sono innocente»

MISTERO Il convivente della moldava sparita ancora in carcere Dubbi e incongruenze

Giallo di Gradoli Esposito sotto torchio  ma non crolla: «Sono innocente»

Giallo di Gradoli. Paolo Esposito, in cella d’isolamento da 48 ore, è crollato. Ha pianto davanti al suo avvocato, Enrico Valentini, in parlatorio, lo ha fatto poi davanti al pm Renzo Petroselli e al gip Rita Cialoni. Senza, però, cedere di un solo millimetro dalla sua posizione: «Sono innocente, non so proprio che fine abbiano fatto Tatiana e sua figlia Elena». Interrogato per oltre due ore, nel terzo faccia a faccia con i giudici dal giorno dell’arresto, all’elettricista sono state contestate varie contraddizioni rispetto alle sue precedenti dichiarazioni. Tanto per cominciare le vane chiamate al cellulare della compagna il giorno della scomparsa. A detta di Paolo a causa di un temporale nella zona mentre secondo gli inquirenti la linea gsm era perfettamente efficiente. Le tracce di sangue? In parte labili, tutte verificare e da ripetere in sede d’incidente probatorio in quanto rilevate con il Luminol, una sostanza che troppo spesso confonde le tracce ematiche con la comune candeggina. Insomma, troppo poco per giustificare la misura cautelare in carcere, secondo il suo legale che attende la decisione del gip sulla richiesta di convalida del fermo di pg e della misura restrittiva nel penitenziario viterbese di Mammagialla. «Il nostro assistito chiede in continuazione della figlia piccola - spiega l’avvocato Valentini quando esce dal carcere - visto che al momento è affidata solo ai suoi genitori e si ritrova senza madre e padre. Attendiamo la decisione del gip, poi valuteremo. Per ora abbiamo chiesto la scarcerazione immediata o, in seconda battuta, la misura degli arresti domiciliari proprio per farlo stare vicino alla bambina. Certo è che in questa storia restano molti punti oscuri. Esposito insiste nella sua posizione di totale estraneità nella vicenda. Con il mio collega Rosati ci batteremo fino alla fine per dimostrarlo». Sul racconto di quel maledetto sabato pomeriggio, quando Tania Ceoban, 36 anni e la figlia Elena di 13 anni svaniscono nel nulla, Esposito sarebbe «inciampato» più volte per leggerezza. «Me l’ha detto e ridetto - continua Valentini - che non ricorda bene cosa è accaduto nei giorni precedenti la denuncia ai carabinieri. Le linee telefoniche a Gradoli vanno e vengono e basta spostarsi di pochi metri per trovare buchi di campo. Tutto ciò non è sufficiente per accusare un uomo di duplice omicidio di primo grado aggravato e occultamento di cadavere». Un mistero complicato dall’assenza dei cadaveri.

Possibile che le prove del presunto massacro si fermino in una stanza di pochi metri quadrati? A nulla hanno portato i rilievi del Ris effettuati sia nell’auto di Paolo che in quella del padre. E sulla relazione con la sorella di Tatiana, Ala? Secco il no comment della donna.

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