nostro inviato a Parma
Fanno muro intorno a Paolo Onofri, «un uomo leale», «un amico, prima che un direttore», i suoi colleghi di lavoro. Quelli dell'ufficio postale di Parma Sud Montebello, in via Pastrengo, ufficialmente non potrebbero parlare con i giornalisti perché la direzione generale ha istituito una sorta di «filtro». «Crediamo che in questo delicatissimo momento sia bene che informazioni che escono siano il più omogenee possibile per questo gli unici autorizzati a parlare sono i nostri colleghi di Bologna», è la dichiarazione ufficiale, ferma ma cortese, opposta ai cronisti.
Ma poi, una volta fuori dall'ufficio, là dove l'occhio non vede, qualcosa si riesce a strappare. Poche parole, anche se parole perlopiù semplici, pronunciate di corsa prima di prendere l'autobus o di inforcare la bicicletta per tornare a casa. «Lui è un uomo tutto lavoro e famiglia», si sente ripetere di questo gigante di quasi un metro e novanta, con una stazza e una barba rada che lo fanno assomigliare molto al cuoco Vissani. Una famiglia, quella sua e di Paola, nata proprio sul lavoro, tra «postali», come è diffusa e consolidata tradizione tra i dipendenti dell'azienda pubblica in giallo e blu. «Qui succede spesso che ci si conosca, ci si fidanzi e ci si sposi tra colleghi. E ovviamente può succedere anche di divorziare», scappa detto ridendo a una delle impiegate in uscita.
E sono giudizi tutti positivi anche quelli raccolti tra i colleghi «postali» a un convegno sindacale della Cisl (in corso a Parma), organizzazione nella quale Paolo ha militato attivamente, in prima persona, per diversi anni. Giudizi positivi e tanta perplessità per l'accaduto, qualcosa che tutti considerano assolutamente inspiegabile. «Difficile trovare un valido e plausibile movente per quanto è successo giovedì notte in quella casa - è il parere unanime - dal momento che Onofri non ha mai avuto nemici e ha sempre svolto il suo lavoro con grande professionalità».
Così, l'opinione più diffusa è che si sia trattato dell'azione di due balordi, che non avendo trovato denaro a sufficienza si sono portati via il bambino per rivalsa. «Gli siamo tutti vicini», è comunque il commento più ricorrente dei colleghi in fuga verso casa. Che scuotono la testa, tirando via, di fronte a chi insiste sul possibile legame tra il lavoro di responsabilità svolto da Paolo e quanto è accaduto. Anche se in città c'è chi giura di aver sentito toni di voce alterati, proprio qualche giorno fa, provenire dall'ufficio di Onofri.
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