Giallo sui test antismog delle auto a gasolio: «Controlli inattendibili»

Altro che controlli: a superare le verifiche antiinquinamento da parte delle officine autorizzate sarebbero ogni anno decine di migliaia di auto a motore diesel e di mezzi pesanti in grado di spargere veleni nell’aria di Milano e del suo hinterland. Sotto accusa, in un report pubblicato nei giorni scorsi su alcun siti specializzati, è la idoneità degli strumenti di controlo destinati a verificare gli scarichi degli automezzi. Secondo il rapporto, questi strumenti - i cosiddetti opacimetri - sono tecnologicamente obsoleti, e non forniscono alcuna garanzia sulla reale stato di salute dei motori.
Quello delle revisioni, e delle attrezzature necessarie per realizzarle, è ovviamente un business. Quindi è inevitabile domandarsi quanto, dell’allarme lanciato sulla stampa specializzata, abbia motivazioni commerciali, finalizzata a diffondere gli strumenti di analisi di nuova tecnologia, gli analizzatori laser. Ma l’accusa fa un certo effetto, anche perché a Milano il tema degli scarichi è strettamente incrociato a quello dell’Ecopass, visto che a essere esonerati dal pagamento della tassa d’ingresso sono solo i diesel forniti del Fap, il filtro antiparticolato: nella presunzione che il filtro garantisca di per sè un basso impatto ambientale. Ma non sempre, a quanto pare, è così.
Sotto accusa sono le scorie, il cosiddetto «particolato», e le polveri sottili in esso contenute.

L’evoluzione dei motori e dei meccanismi antinquinamento ha reso le polvere sottili (costituite soprattutto da idrocarburi) ancora più sottili. E il problema è che sostanze di questa stazza infinitesimale sfuggono, secondo il report, agli opacimetri tradizionali.

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