Un mistero lungo 14 ore. Un giallo ancora irrisolto e sul quale si sta interrogando lintera nazione israeliana. Il premier Benjamin Netanyahu ha fatto sparire le proprie tracce per un tempo troppo lungo per non destare lattenzione e la curiosità della stampa e del suo stesso entourage. Per 14 lunghe ore nemmeno i suoi collaboratori più stretti sapevano infatti dove fosse finito il primo ministro: impossibile contattarlo e i tentativi di localizzarne gli spostamenti non andavano in porto. Il tutto mentre il suo staff non riusciva a fornire spiegazioni plausibili. Fino a sera, quando è arrivata la nota ufficiale: il premier aveva trascorso il suo tempo in una sede del Mossad per consultazioni riservate con il capo degli 007 israeliani Meir Dagan e un unico consigliere (a sua volta veterano dei servizi), Uzi Arad.
Ma la spiegazione fornita non ha convinto. E sono in molti a pensare che dietro alla sparizione del premier ci sia lombra della questione iraniana. Secondo Debka, sito informativo accreditato di agganci con settori dellintelligence, il premier avrebbe discusso di tempi, modalità e rischi di un attacco a sorpresa contro i siti atomici del regime di Teheran. Per il giornale palestinese al-Manar - che si basa su informazioni raccolte da una imprecisata fonte araba - il premier era in visita segreta in un Paese arabo. Di mezzo, insomma, sempre lIran.
E la questione iraniana sarà insieme con la liberazione del soldato israeliano Gilad Shalit e il rilancio del processo di pace uno dei temi che Netanyahu affronterà domenica, nel palazzo presidenziale del Cairo, durante lincontro con il presidente egiziano Hosni Mubarak.
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