Un «giardino» nella sala Alessi avvolge col profumo dei sensiIl verde si arrampica anche sul soffitto

L'atmosfera è sognante, surreale. La scena è teatrale e cattura il visitatore, conducendolo dentro le opere. La candida scultura di Canova e il disegno raffinato di Gérard sono immersi in un'aria da favola. Perché è di una favola che stiamo parlando, quella di Apuleio, re-interpretata secondo gli stilemi neoclassici.
L'allestimento della mostra, curato da Elisabetta Greci, vuole dialogare con le opere del Louvre, con la maestosa Sala Alessi, con i visitatori di oggi, che forse la storia di Amore e Psiche non ricordano più. Diventa allora una sorta di installazione site-specific, nella quale il fulcro di tutto è il giardino. Un giardino fantastico sì ma anche celebrale come sa essere un labirinto squisitamente neoclassico che «s'impossessa» di Sala Alessi e crea ideali stanze a cielo aperto. Poi c'è il giardino che sale, si arrampica sulle pareti, invade lo spazio verticale. Così accadeva nei disegni, nelle celebri rovine di Piranesi, e così lo ha immaginato l'artista Simon Miller. Australiano, giramondo, di stanza negli ultimi anni a Firenze, si definisce «artista rinascimentale», un creativo che non rifiuta la tecnica spicciola. È sua l'idea dell'originale lavorazione del soffitto, un complicato progetto che ha previsto ore di studio delle rovine di Piranesi: «Conoscevo Palazzo Marino e l'opulenza di alcune sue sale, come Sala Alessi, mi sono riletto la storia di Apuleio e ho cercato di trasformare tutto l'ambiente in una sorta di tempio fantastico. Il giardino e le piante dovevano vivere, essere percepite reali: la favola di Apuleio doveva essere “sentita” da chi entra a contatto con le due opere», spiega. Miller si mette al lavoro, e dopo uno studio accurato delle rovine di Piranesi, crea uno spazio evocativo, che permette una fruizione non tradizionale delle due opere d'arte. I disegni di Piranesi, «riletti» da Miller attraverso la tecnica del light-painting, capace di proiettare ombre e luci nei punti giusti, creano una vera e propria installazione. Tutto calcolato? «Affatto. C'è sempre un brivido quando s'inaugura un'opera come questa: non sai mai se riesci a realizzare ciò che hai in testa - ammette - ma la risposta del pubblico, fin dal giorno dell'inaugurazione, mi ha confortato. Non accade spesso di poter sperimentare queste forme innovative di installazione per opere d'arte: gli spazi museali, più rigidi e convenzionali, non lo permettono quasi mai. Invece il futuro della fruizione dell'arte sta tutta nel coinvolgimento attivo del visitatore».


Nulla è lasciato al caso: Elisabetta Greci ha costruito un giardino in erba sintetica nel cuore di Palazzo Marino e per restituire gli «amorosi sensi» di Apuleio non ha dimenticato l'olfatto: il delizioso profumo di verde che avvertirete aggirandovi tra le siepi, nello spazio per la didattica e poi nelle due sale per il quadro di François Gérard e per la scultura di Antonio Canova, non è frutto della vostra immaginazione, ma un'essenza speciale creata dalla Officina Profumo Farmaceutica di Santa Maria Novella, fondata a Firenze nel lontano 1612.

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