Milano - Il mondo continua a tenere gli occhi puntati sulla fiaccola olimpica. Oggi arriva a Buenos Aires, ma uno degli uomini che avrebbe dovuto portarla, Diego Armando Maradona, non ci sarà. Al di là del cammino tormentato della torcia a suscitare il dibattito più grande è l'ipotesi di boicottare, o meno, la cerimonia di apertura di Pechino. Ban Ki-moon, segretario generale dell'Onu, ha detto che non andrà. Il suo rifiuto è di quelli pesanti. L'Europa non sta a guardare. Il parlamento di Strabusrgo ha approvato ieri una risoluzione con la quale si chiede all'Ue di valutare l'opzione boicottaggio dell'apertura. Analoghe pressioni sono in corso negli Stati Uniti. Se anche George W. Bush dovesse decidere di restare a casa sarebbe ipotizzabile un effetto a catena e, probabilmente, la cerimonia di apertura rischierebbe di essere un vero e proprio fiasco per la Cina. Il candidato
repubblicano alla Casa Bianca John McCain ha detto che sarebbe stato pronto a boicottare l'apertura delle Olimpiadi.
La Cina alza la voce "Esprimiamo una forte indignazione", si legge in un comunicato pubblicato sul sito internet del ministero degli Esteri, per quella che considera una mistificazione della "storia e della realtà attuale" della regione. Il bersaglio di Pechino questa volta è il Congresso degli Stati Uniti che ha sollecitato la Cina "desistere dall’uso della forza contro le proteste pacifiche tibetane" e a porre fine alla repressione culturale, religiosa e linguistica, definendo "spropozionata ed estrema" la risposta di Pechino, e chiedendo l’apertura di "un dialogo senza condizionì con il Dalai Lama".
Il Giappone dice no alle guardie del corpo Tokyo non vuole guardie cinesi attorno ai tedofori che il 26 aprile si passeranno la torcia olimpica a Nagano. Il presidente della Commissione per la sicurezza nazionale, Shinya Izumi, ha detto che sarà la polizia giapponese a garantire che tutto si svolga per il meglio. Lo ha affermato oggi durante una conferenza stampa. Nei giorni scorsi erano divampate le polemiche perché, prima a Londra e poi a Parigi, la fiaccola era stata difesa da numerosi uomini della sicurezza cinese. Si trattava di membri delle unità speciali della polizia armata cinese e della forza di sicurezza internazionale cinese.
Maradona si chiama fuori Diego Maradona non sarà con ogni probabilità la prima personalità incaricata oggi di portare la fiaccola olimpica a Buenos Aires, come era stato annunciato, perché ha deciso di restare in Messico dove sabato gli sarà tributato un omaggio ad Aguascalientes, capoluogo dell’omonimo stato messicano. Il Pibe de Oro era stato proposto come il primo degli 80 tedofori che dovranno portare la fiaccola olimpica di Pechino 2008 lungo un percorso a Buenos Aires di 13,5 chilometri. Tra gli 80 che portaranno la torcia l'ex calciatore Gabriel Batistuta, la nuotatrice Georgina Bardach e l'ex tennista Gabriela Sabatini.
Forfait del premio Nobel Maathi La studiosa keniana Wangari Maathi, premio Nobel per la Pace nel 2004, non porterà la fiaccola olimpica come era previsto facesse nella tappa tanzaniana di domenica, nel porto di Dar-es-Salaam. Lo ha dichiarato ieri sera ad una rete televisiva privata keniana molto seguita, la Ntv. La professoressa Maathai oltre allo straordinario impegno in favore dell’ecologia, è nota per le sue battaglie a favore dei diritti umani.
Il Dalai Lama negli Usa Il leader spirituale tibetano è arrivato negli Stati Uniti per una serie di incontri sulla spiritualità, ma fonti a lui vicine non hanno escluso la possibilità che nei cinque giorni di visita ci siano faccia a faccia con i leader politici americani per discutere della repressione in Tibet.
Pechino invita Cossiga L’ambasciatore cinese presso il Quirinale, Sun Yuxi, ha invitato a nome del governo di Pechino il presidente emerito della Repubblica Francesco Cossiga a partecipare tra gli ospiti d’onore "quale antico e fedele amico del Popolo cinese", alla cerimonia di apertura delle
Olimpiadi. Cossiga ha assicurato che se le condizioni di salute glielo permetteranno si recherà per quell’occasione a Pechino, qualunque sia la decisione che l’Unione Europea o lo stesso governo italiano vorranno prendere.
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