Gioielliere ucciso, chiesti 5 rinvii a giudizio

Massacrato di botte, seviziato con la corrente elettrica, infine ucciso senza pietà. A quasi un anno dall’omicidio del gioielliere Francesco Lenzi, 56 anni, la Procura ha chiesto il rinvio a giudizio per i 4 romeni della banda, due dei quali ancora latitanti. Omicidio volontario aggravato dalla crudeltà e dalle sevizie, violazione di domicilio e rapina. Oltre a loro il magistrato ha chiesto che sia processata anche una quinta persona, una donna che avrebbe partecipato solo all’ideazione della rapina, fornendo le indicazioni necessarie per il colpo.
Una rapina finita nel peggiore dei modi quella avvenuta la mattina del 25 novembre scorso in un villino in via Tespi, all’Axa. Grazie alle informazioni di Adriana Constantin, 24 anni, ex moglie di uno dei banditi nonché cognata della nuova donna di servizio di casa Lenzi, il commando di assassini entra in azione. Tutti romeni: Radu Iancu, 27 anni, Florentin Ionel Gavrilescu, 44 anni, Valentin Constantin, 28 anni, Iulian Dumitrascu, 33 anni, più un complice che resta in strada. Bussano alla porta, si avventano sulla colf immobilizzandola, poi salgono al piano superiore dove trovano la vittima ancora in pigiama. Vogliono i numeri della combinazione della cassaforte ma Lenzi non cede. Lo legano mani e piedi con del nastro da pacchi, lo picchiano selvaggiamente con una mazza, infine lo torturano con uno strumento diabolico che emette scosse elettriche. Quando il poveretto, stremato, cede, lo colpiscono ala testa fracassandogli il cranio. Pochi secondi dopo e i rapinatori fuggono a bordo di un’auto acquistata per l’occasione due giorni prima. Il bottino, del resto, è notevole: 800mila euro in preziosi. I carabinieri del gruppo Ostia avviano le indagini partendo dalle impronte e da quel poco che riescono a cavare dal racconto della collaboratrice domestica. È uno dei cinque a commettere un passo falso: Radu Iancu il giorno seguente prende un Eurostar diretto a Milano. L’idea è quella di passare la frontiera con il malloppo. Ma alla stazione di Bologna scende per fumarsi una sigaretta. Il convoglio riparte lasciandolo a terra. Sul treno resta il bottino. Iancu ne prende un altro e quando arriva alla stazione centrale si dirige all’Ufficio oggetti smarriti per recuperare il trolley e lo zaino zeppi di gioielli. Ad aspettarlo gli agenti della polfer che lo ammanettano. Interrogato dai militari, confessa. La mente del gruppo è Florentin Ionel Gavrilescu. Secondo il pm Stefano Rocco Fava, è lui a predisporre «il piano operativo», a fornire appoggio logistico. L’uomo viene individuato e arrestato in un casolare ad Aprilia. I giorni successivi tocca ad Adriana Constantin, bloccata a Casalpalocco con un biglietto aereo per Bucarest in tasca.

A lei, però, non viene contestato il concorso in omicidio in quanto non ha preso parte attiva nell’azione. Uccel di bosco gli altri due mentre del quinto uomo, il palo, non si conosce nemmeno il nome.
yuri9206@libero.it

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