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Giordania, 6 arresti per i razzi su Aqaba

Amman. Il ministro degli Interni giordano Awni Yirfas ha annunciato ieri l’arresto di sei persone in una retata ad Aqaba, città costiera sul Mar Rosso, da dove venerdì erano stati lanciati razzi contro due navi da guerra statunitensi ancorate nel porto e contro la confinante città israeliana di Eilat. Il ministro ha anche reso noto il numero dei principali sospettati: sei - di cittadinanza giordana, siriana, egiziana e irachena - erano fuggiti con un’auto, immatricolata nel Kuwait, subito dopo il lancio dei razzi.
Yirfas ha anche confermato il ritrovamento del lanciarazzi utilizzato venerdì dai terroristi. «Abbiamo trovato il lanciarazzi nel magazzino da cui sono partiti gli attacchi», ha detto, aggiungendo che «le indagini sono ancora in corso e la riservatezza si impone per non intralciare il processo investigativo». Yirfas ha lasciato capire che la caccia agli esecutori degli attentati, costati la vita a un soldato giordano, segue piste precise. Il lancio dei razzi è stato rivendicato dal gruppo terroristico Abdullah Al-Azzam.
«Non sarà questo atto criminale a zittire la voce della Giordania che cerca la verità, la stabilità e la diffusione del vero volto dell'islam, che i terroristi vogliono invece distorcere», ha detto ieri re Abdallah di Giordania al ritorno di una visita a Mosca. Poche ore prima l'esplosione dei due razzi, il sovrano aveva ribadito in colloqui con il presidente russo Vladimir Putin la volontà di Amman di debellare il terrorismo e trovare un’intesa che porti a una pace stabile in Medio oriente.


«La Giordania ha sempre sostenuto la cultura del dialogo e della pace per raggiungere obiettivi politici, e continuerà su questa strada», ha scritto ieri nel suo editoriale Al Rai, il più diffuso quotidiano giordano.

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