Il giornalista russo morto indagava su Iran e Siria

da Mosca

Stava conducendo un’inchiesta su un presunto piano per un traffico clandestino di armi russe ad alta tecnologia con Siria e Iran il giornalista russo Ivan Safronov, 51 anni, morto venerdì a Mosca dopo essere precipitato da una finestra del caseggiato dove abitava. Lo sostiene Kommersant, il quotidiano per il quale lavorava Safronov, un ex colonnello dei reparti missilistici. Chi conosceva il giornalista ritiene improbabile che egli si sia tolto la vita lanciandosi nel vuoto. Forte è il sospetto che sia stato ucciso per impedirgli di rivelare notizie di cui era era venuto in possesso.
Safranov, che aveva recentemente partecipato alla fiera degli armamenti ad Abu Dhabi, aveva confidato a dei colleghi di voler verificare alcune informazioni su possibili rifornimenti segreti di caccia Sukhoi 30 alla Siria e di complessi missilistici S-300 all'Iran tramite la Bielorussia. Contratti occultati per evitare le critiche occidentali.
La procura di Mosca, scrive Kommersant, ha aperto una inchiesta per istigazione al suicidio.

Il tipo di indagine non sembra però destinato a dissipare i dubbi. Basti ricordare che a nessun risultato sono giunte le indagini per altri omicidi clamorosi come quello di Anna Politkovskaia, la giornalista assassinata in ottobre a colpi di pistola.

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