È morto mentre era ricoverato all'ospedale Sant'Anna di San Fermo della Battaglia a Como, dopo un grave arresto cardiaco seguito alla somministrazione di due dosi di psicofarmaco. I macchinari che lo tenevano in vita sono stati spenti sabato scorso: dopo i monitoraggi, infatti, il personale sanitario ha stabilito che non c'era attività cerebrale.
Il padre del ragazzo, un 17enne con autismo, è deciso a scoprire la verità. Dopo la morte della moglie, l'anno scorso, era l'unico familiare a occuparsi di lui. Dormivano insieme tutte le notti, nella stanza d'ospedale in cui era ricoverato.
"Non voglio un colpevole dice Qamil Mehmetaj - ma sapere perché è successo. Non troverò pace finché non avrò risposte. Siamo andati lì per essere aiutati, invece mio figlio è morto". Il giovane Emil non aveva patologie particolari, era anzi autonomo e sano. Un ragazzone di quasi cento chili, che fino all'estate scorsa saltava sul tappeto elastico "come un canguro" e amava lanciarsi a grande velocità negli scivoli acquatici. Il suo disturbo congenito gli procurava dei problemi a parlare, ma le sue condizioni cliniche e motorie erano ottime fino all'estate 2024. Dice il padre nella denuncia, a cui è seguita un'inchiesta della procura di Como, affidata al pm di turno Michele Pecoraro, che i medici non si limitavano a somministrare i farmaci per l'autismo ma, gli somministravano ulteriori psicofarmaci (presumibilmente calmanti), quando era agitato. "L'ho detto ai medici che questi farmaci non lo facevano stare bene, secondo me", ha raccontato.
Qamil Mehmetaj sostiene di essere stato avvisato solo dopo molte ore che il figlio era in coma irreversibile. La mattina del 25 ottobre aveva lasciato l'ospedale con suo figlio ancora addormentato."Mi hanno detto che si è svegliato agitato, gli hanno dato un calmante e intorno alle 11 il suo cuore si è fermato. Sono stato avvisato solo alle 15,30. Hanno detto che non trovavano il mio numero di telefono, ma mi avevano chiamato mille volte". Tra gli effetti personali di Emil c'era anche un asciugamano insanguinato, ma sul perché il padre non avrebbe avuto risposte chiare. Lo assiste nella denuncia l'avvocata Cristina Morrone, che parteciperà insieme ai propri consulenti all'autopsia di oggi, alla presenza del consulente tecnico della procura Giovanni Scola.
La difesa aveva chiesto al pm di compiere con urgenza i primi accertamenti: l'acquisizione delle videoregistrazioni captate dalle telecamere di videosorveglianza del primo piano del reparto di psichiatria dell'ospedale, l'acquisizione dei protocolli medici interni, la nomina di un medico legale che possa partecipare all'esame autoptico che verrà condotto sul corpo del giovane Emil, l'autorizzazione del medico legale di parte, Paolo Galeazzi, alla partecipazione all'esame autoptico.
"Esprimiamo innanzitutto cordoglio e vicinanza ai
familiari - spiega la direzione di Asst Lariana - Sono state avviate le opportune verifiche interne e l'azienda assicura la massima collaborazione alle autorità competenti affinché sia fatta piena chiarezza su quanto avvenuto".