Gian Marco Chiocci
Che ruolo aveva, realmente, Antonio Giraudo allinterno dellassociazione per delinquere di Luciano Moggi? Era un subalterno? Subiva lirruenza dellex capostazione? Fungeva da suggeritore-ispiratore? Nella loro informativa di 4mila pagine i carabinieri non tirano conclusioni affrettate. Fanno parlare i fatti: cene, regali, inciuci di vario genere. «Limportanza del suo ruolo - scrivono gli inquirenti - emerge in occasione degli avvenimenti vitali per lattività del gruppo, come gli appuntamenti conviviali organizzati con i vertici del settore arbitrale lo scorso dicembre». Incontri organizzati il 2 e il 21 dicembre 2004 a casa del designatore degli arbitri, Pierluigi Pairetto, «un luogo ritenuto sicuro, oculatamente prescelto per essere al riparo da occhi indiscreti dal momento della incompatibilità funzionale tra i partecipanti». Un posto dove darsi appuntamento «per gli importanti riflessi sulla realizzazione degli scopi e quindi sulla stessa vita associativa».
A cena si chiacchiera di calcio. Si pianificano strategie. Perchè no, si studiano «griglie» arbitrali, designazioni, scambi di giocatori. Sono presenti Moggi e Giraudo. Cè Bergamo. E cè il presidente dellAssociazione italiana arbitri, Lanese. Che lindomani mattina, ovvero il 22 dicembre 2004, parla della bella serata con Pairetto. «Una telefonata che rende perfettamente il quadro delle relazioni associative esistenti», commentano i carabinieri. Anche perché Pairetto si esprime in termini entusiastici con il presidente dellAia («(...) infatti... si possa pensare di lavorare bene...»). Lanese, da parte sua, a conferma dei buoni risultati e della continuità del vincolo esistente, esclama «...si...si...si!... siamo rimasti che a metà gennaio, fine gennaio ci vediamo di nuovo! Così facciamo un cek!...». Ma ciò che ai carabinieri fa «trasparire leffettivo spessore di quello che è stato raggiunto tra i conviviali» è «mirabilmente evidenziato da Lanese, a dimostrazione del motivo tuttaltro che mondano della serata: ...va bene Gigi! Noi siamo al caldo!...».
Gli incontri casalinghi fra presidenti di arbitri, designatori di arbitri e dirigenti della Juve agli occhi degli inquirenti si rivelano, per lorganizzazione, unimportante occasione per discutere degli obiettivi dellassociazione in estrema tranquillità «come poi emergerà anche nel successivo incontro al quale mancherà Lanese, degli interessi e degli obiettivi sui quali si fonda il pactum della compagine creata da Luciano Moggi». La riprova? La sera del primo dicembre viene intercettata una conversazione tra Maria Grazia Fazi (impiegata della Figc, ndr) e il co-designatore di Pairetto, Paolo Bergamo. Dal tenore della domanda della donna («Gigi... non tha detto niente su che verte domani sera... su che cosa verterà lincontro?») è chiaro che la cena non è una rimpatriata fra vecchi amici, ma ha finalità ben precise. Gli inquirenti sono convinti che la serata del 2 dicembre si dimostra il momento ideale «per omaggiare in via immediata i due designatori di lauti doni», come si evince da una risposta fornita da Luciano Moggi alla moglie che vuole portare dei panettoni «... ma no, no (ride)... gli diamo altra roba, non ti preoccupà !...non ti preoccupà!». E sempre Moggi: «Loro più che panettoni...loro ... ehm...» interrompendo la frase con un eloquente silenzio. A seguire lattività della procura di Roma evidenzia numerosissimi altri incontri a cena che periodicamente, Antonio Giraudo, intrattiene. Il 6 febbraio lAd della Juve chiama Moggi «con il quale conviene sul fatto di rinsaldare le fila per procedere spediti verso la vittoria del campionato». Come fare? La coppia sembra daccordo sul consolidare lo spogliatoio «ma soprattutto - con chiara allusione al settore arbitrale - vuole ravvivare la corrispondenza con esso poiché avvertono una escalation dellapporto proveniente dagli amici, a sottolineare ancor più lesistenza di una continuata connivenza di quellambiente». A tal proposito Moggi illustra la teoria (e la pratica) di come può incidere sullandamento della gara una certa direzione arbitrale, «altrimenti è improduttivo e privo di ogni significato il rapporto di appartenenza alla compagine di quellambiente». Infatti, spiega Moggi, «secondo me no... non esiste niente che, in pratica possa, possa incidere sullandamneto della partita, ma quando sei al limite deve essere in unaltra maniera, perché sennò ognuno si fa la strada sua!...». Moggi riferisce di aver già affrontato largomento con i diretti interessati sulla «reciprocità del sostegno». Io do una cosa a te, tu una a me. «...Ma glielho già detto non... no... perché sai e...aiutarsi...va bene da tutte le parti, ma aiutarsi...» trovando una sponda in Giraudo che si dice daccordo sul «rimettere a posto i due ambienti, lambiente interno e lambiente esterno...». Il dirigente della Juventus dice di più. Aggiunge di aver già espresso tali concetti «a chi doveva», a ulteriore riprova della della centralità decisionale-strategica di Lucky Luciano allinterno del gruppo: «Abbiamo le idee chiare tutti quanti io... su questo no è...è...la cosa, secondo me, basilare. Infatti, ieri sera, io quando so arrivato ho richiamato e gli ho... espresso questi concetti miei, che in pratica poi sono quelli che mi hai detto...».
Parlando con Giraudo, Moggi va oltre. Per lui la concessione di favoritismi arbitrali al momento è ritenuta persino «non allaltezza del normale standard». Reputa infatti che i fischietti sicuri dellappoggio proveniente dalla sua organizzazione, «abbiano una cura maggiore per la credibilità dellambiente esterno per poter contare in questo modo su di un duplice sostegno». Lucianone a ciò riconduce il mancato conferimento di favorevoli interventi arbitrali anche di fronte a casi dubbi e quindi facilmente giostrabili «...Si, secondo me hanno paura di essere marchiati dopo, così... di essere contro. Va a capire, perché magari, poi gli facciamo le polemiche, però qui siamo arrivati al punto che nel dubbio ci danno... nel dubbio puoi dare a favore o contro, qui nel dubbio dai sempre contro e questo non va neanche bene perché, giustamente, tu ti vuoi prendere linterno ma anche l'esterno perché anche quello non va mica bene...».
Nonostante lOrganizzazione controlli numerosi arbitri, ci si lamenta dei pochi che stanno fuori dal giro e che in occasione delle partite della Juve hanno commesso errori in danno della squadra bianconera. Paradossale, ma è così. Sintomatica una telefonata (22 aprile) fra Innocenzo Mazzini, lex numero due della Figc, e lamministratore delegato della Juve, Giraudo. Questultimo fa riferimento alla partita persa il 20 aprile con lInter per 2 a 1 e fa subito accenno alle composizioni arbitrali «ed in particolare alla delusione che - si badi bene, per la prima volta, ciò a evidenziare dunque, unantica connivenza - Bergamo gli aveva provocato per linvio alla partita del Milan dei guardalinee Babini e Puglisi, tendenzialmente rivolti a favore dei rossoneri». Dice Giraudo: «Oltretutto devo dirti che per la prima volta in tanti anni ho avuto una delusione dal nostro amico Paolo! (Bergamo, ndr)!... perchè mandare... dopo che Shevchenko si lamenta, mandare Babini e soprattutto Puglisi al Milan...no!...non mi è piaciuto!...è stata una cosa che mi ha deluso molto...». Nellinformativa si fa poi cenno a Giraudo che rimarca ancora il comportamento di Bergamo aggiungendo che la designazione degli assistenti rientra nella diretta competenza decisionale dellarbitro «...perché... quella è la cosa che decide lui...sui sorteggi va bene... questa è una cosa che decide lui...»". A questo punto Mazzini «per esaltare le capacità e soprattutto la potenza del gruppo» ricorda allinterlocutore lottimo lavoro fatto da Bergamo in occasione di Siena-Milan («lì il nostro amico è stato eccezionale...
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