Il giudice «Adozioni più difficili se il piccolo ha un handicap»

Tra i motivi che spingono una madre a non riconoscere il proprio figlio c’è anche quello dell’handicap. «Per fortuna non sono moltissimi - racconta il giudice onorario Maria Carla Dulla -, ma sul territorio del tribunale dei minori di Milano ogni anno ci sono almeno 5-6 casi. Si tratta di neonati affetti da sindrome di Down, encefalopatici. L’anno scorso, ad esempio, abbiamo avuto il caso di un bimbo focomelico. Per loro purtroppo non è facile».
Pochissime infatti sono le coppie che accettano l’adozione di un bambino disabile. Così accade che spesso, per trovare loro una famiglia, si possano impiegare anche diversi anni. «Tra le tante vicende che ho vissuto - racconta ancora il giudice, che ha una lunga esperienza nel campo -, una in particolare mi è rimasta nel cuore. Si tratta di due gemellini, uno nato sano, l’altro con una grave forma di encefalopatia. Per il primo abbiamo trovato una famiglia in due settimane, per il secondo invece ci siamo riusciti solo ora. E sono trascorsi quattro anni». Non è facile mettersi in contatto con famiglie disposte a questa scelta.
«Dopo un certo numero di tentativi e con l’assenso del presidente del tribunale dei minori, pur di trovare loro una famiglia mettiamo gli annunci sui giornali - spiega il giudice Dulla -. Collaboriamo con riviste del mondo cattolico: scrivo un annuncio raccontando del bambino senza naturalmente che possa essere riconoscibile e poi aspettiamo le risposte».

La ricerca non è affatto semplice. Ma, per fortuna, alla fine si conclude positivamente. «Ci vuole tempo - conclude Maria Carla Dulla -, ma riusciamo sempre a trovare persone capaci di diventare una famiglia anche di questi bambini».

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