Gli uffici della Procura rischiano di essere invasi da migliaia di fascicoli relativi allattività di istruzione degli incartamenti di competenza del giudice di pace penale. Questo caos potrebbe essere generato dal fatto che la direzione generale della giustizia civile del dipartimento affari di giustizia del relativo ministero ha sospeso il pagamento del compenso ai Vpo (vice procuratori onorari) cui è delegata, appunto, lattività di istruzione dei fascicoli di competenza del giudice di pace penale.
Lallarme è stato lanciato ieri dalla sezione distrettuale di Roma e Lazio dellAnm (Associazione nazionale Magistrati), presieduta da Paolo Auriemma. Ma il problema, che non riguarda solo la Procura capitolina ma quelle di tutta Italia, non è sfuggita anche al procuratore capo della Repubblica di Roma Giovanni Ferrara, che ha inviato una lettera al ministro della giustizia in merito. In particolare Ferrara sottolinea come «la mancata corresponsione del compenso ai vice procuratori onorari - si legge nella missiva - comporta la necessità di assegnare i detti procedimenti ai pubblici ministeri togati, con inevitabili rallentamenti e ritardi nella gestione del lavoro di maggiore impegno».
Sul piano del diritto, il procuratore ricorda con la decisione del ministero contraddice la diversa determinazione adottata nel febbraio 2005 dallo stesso dipartimento. «Il mutamento di indirizzo è dovuto - scrive Ferrara - come si legge nel provvedimento a dubbi interpretativi sollevati dal medesimo ufficio legislativo e anche dallispettorato generale. Si fa presente a riguardo che la sospensione del pagamento rende impossibile losservanza di una norma di legge, impedendo di fatto ai procuratori di avvalersi del potere di delegare ai vice procuratori onorari le attività previste dal decreto legislativo 274/2000».
Presso la Procura capitolina esiste un apposito ufficio istituito ad hoc e tale organizzazione, come afferma Ferrara, «consente di smaltire con buoni risultati i circa diecimila procedimenti di competenza» del giudice di pace penale «che ogni anno sopravvengono. Sul piano del diritto - conclude - rimane incomprensibile la decisione della direzione generale che non tiene conto non solo degli effetti pratici della sospensione, ma neanche del fatto che un legittimo incarico di prestazione di opera comporta lobbligo di corresponsione di compenso». Pertanto il procuratore «confida in un sollecito intervento del ministro per la risoluzione del problema».
Secondo lAnm capitolina il «mancato compenso a chi quotidianamente ha prestato la propria opera per lufficio frustrerà lattività dello stesso vanificando un sistema organizzativo ben rodato, imponendo ai pubblici ministeri togati ulteriori incombenze legate alla detta funzione».
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