«A d onta del suo pro- verbiale cattivo carattere, c'era tanta gente ai suoi funerali ed era il 26 dicembre, data non facile per essere presenti. Tantissimi attori e amici della città di Milano, con i quali a volte ci siamo fatti la guerra, in una competizione che si fa sempre più dura, erano lì a ricordarlo, nel giorno del suo compleanno - avrebbe compiuto 79 anni - e questo ci ha riempito di conforto». Così, nel giorno delle esequie di Giulio Bosetti che si sono tenute ieri a Milano3 - dove l'attore aveva casa da tempo e dove verrà tumulato, nel cimitero di Basiglio - Riccardo Pastorello, presidente dell'Associazione nazionale esercizi teatrali, ricorda il grande attore e regista teatrale al quale Milano deve, oltre a tante straordinarie rappresentazioni, la salvezza del Teatro Carcano, il più antico dopo La Scala.
Spentosi la vigilia di Natale, dopo una lunga malattia, Bosetti era dal 1997 alla guida del Carcano, che nel 2003 salvò dalla chiusura, trovando così lui stesso, girovago sui palcoscenici di tutta Italia - era persino «nato in teatro», nel 1930: la cucina di casa comunicava con la galleria del Teatro Duse di Bergamo, eretto dal nonno impresario - una casa. La sala ultrabicentenaria rischiava di essere venduta - valore: 3 milioni e 600mila euro - e diventare un garage o un supermercato: «Il palcoscenico del Carcano ha ospitato le "prime" di Vincenzo Bellini e Gaetano Donizetti. È un pezzo di storia di Milano, di tutti, che stava per sparire» dichiarò all'epoca lo stesso Bosetti. Ma l'attore, la sua compagna di una vita Marina Bonfigli, Sergio Fantoni, Fioravante Cozzaglio, Riccardo Pastorello, Nicoletta Rizzato, Graziano Nevi, Luigi Stippelli e Primo Daolio si costituirono in società e grazie al mutuo concesso dalla Banca Popolare di Milano, si lanciarono nell'impresa più ardita: consegnare il teatro a chi lo fa. «Fu un'operazione con alti e bassi» ricorda Pastorello. «Due anni di trattative con la vecchia proprietà, e poi, persino per Giulio, scontroso, schivo, ma sincero oltre i limiti, l'esultanza». E nel 2004, Bosetti brindò con Milano («Sono felice, stasera avrò il groppo in gola per il debutto del "Bugiardo" di Goldoni» disse) alla riconquista dello spazio storico di Porta Romana con una festa per i due secoli del Carcano: i milanesi ringraziarono, gli scrissero centinaia di lettere e un anonimo spedì persino un assegno di alcune centinaia di euro, per aiutare l'attore ad estinguere il mutuo affrontato grazie all'eredità di uno zio.
Pirandello, Goldoni, Molière, i greci, Brecht e Ionesco: «Faceva i classici anche per portare più gente possibile a teatro e far quadrare i conti» ci racconta Andrea Bisicchia direttore del Centro studi e comunicazione del Teatro Franco Parenti. «Con le istituzioni milanesi aveva un rapporto giustamente privilegiato, perché era il grande Bosetti e perché viveva di teatro. Ogni suo discorso era un discorso di teatro. Era anche generoso: quando il Parenti non aveva una sala, ci ospitò lui, per il Sior Todero Brontolon con Eros Pagni». Ed era generoso anche con i giovani: il Carcano con lui è diventato un piccolo vivaio, anche grazie ad uno degli attori storici della sala, Massimo Loreto, docente all'Accademia dei Filodrammatici, la più antica scuola di teatro di Milano: «Non è corretto dire che esistesse una "scuola del Carcano", ma bisogna ricordare che Giulio è stato maestro di molti giovani attori che hanno studiato con me. Che amasse Milano è dimostrato dal fatto che aveva casa a Roma, la sua compagna era romana, ma per lui stare in città significava stare qui, nel fermento.
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