La Giunta litiga ancora sul «Dito»

Un’altra giunta comunale spesa a dibattere sul «dito medio» di Maurizio Cattelan. L’opera dell’artista rimarrà fino al 9 gennaio in piazza Affari, lo aveva anticipato Letizia Moratti e gli assessori ieri mattina non hanno smentito la volontà del sindaco, votando all’unanimità la proroga. Ma ancora una volta l’opera-provocazione ha spaccato la giunta, tra chi vorrebbe che quel gesto irriverente davanti al palazzo della Borsa diventasse un monumento in pianta stabile dopo l’ultima scadenza (vedi gli assessori Giovanni Terzi, Stefano Pillitteri, Bruno Simini la stessa Moratti e l’assessore alla Cultura Massimiliano Finazzer Flory artefice dell’operazione Cattelan) e chi è stufo persino di sentirne parlare (il più duro è Carlo Masseroli). Chi sostiene che tra un’opera d’arte e un monumento «ce ne passa» (l’assessore Gianni Verga dell’Udc). La fedelissima della Moratti, Mariolina Moioli, si è spesa in lodi sulla mostra dell’artista a Palazzo Reale, specialmente sulla «Nona ora» che rappresenta Papa Giovanni Paolo XXIII colpito da un meteorite, ma non si sbilancia sul dito medio: «Non sono stata in piazza Affari, per giudicare un’opera bisogna vederla». L’assessore leghista Alessandro Morelli ammette che il ritorno d’immagine creato «dalla discussione su un’opera di rottura è stato positivo per la città». Nel partito del no, dopo Masseroli, ferocemente contrario all’opera in piazza Affari («è l’ultima proroga, e basta mi sono stufato di parlare di quel pirla» si è sfogato), l’uscita più polemica è dell’assessore finiano Giampaolo Landi di Chiavenna. Che su un principio, più che sul luogo, non transige: «Non accetteremo diktat dall’artista, se vuole donare l’opera alla città lo faccia a prescindere dalla collocazione, non subiremo ricatti o voterò contro». Anche Morelli condivide: «Se imponesse la destinazione darebbe ragione ai suoi detrattori». Ma il sindaco rassicura: «L’opera resterà lì fino al 9 gennaio, dopo le feste natalizie la giunta comunale deciderà in assoluta autonomia dove collocare l’opera». Senza condizioni.

L’alternativa a piazza Affari sarebbe un trasloco al Pac in attesa dell’inaugurazione del Museo di arte contemporanea a CityLife. Anche se Finazzer Flory ammette che «l’installazione appartiene all’artista, ha il diritto di decidere dove è più giusta».

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