Economia

Gm pugnala Berlino e Mosca Sindacati in rivolta per Opel

RIPICCHE La Merkel rivuole 1,5 miliardi prestati agli americani. General Motors stima 10mila tagli, tute blu all’attacco

BerlinoQuando un matrimonio salta all’ultimo minuto, quasi sempre ciò che segue è la rissa tra chi è stato abbandonato sull’altare e chi è scappato prima del fatidico sì. Ed è ciò che sta avvenendo tra Berlino e Detroit in seguito all’annuncio della General Motors di non vendere più la Opel alla cordata russo-austro-canadese Magna-Sberbank dopo che il 10 settembre era stato firmato un accordo preliminare che sembrava definitivo.
«È un comportamento inaccettabile», dice il portavoce della cancelliera Angela Merkel, la sposa abbandonata, che ha appreso la notizia in aereo mentre tornava da un trionfale viaggio negli Stati Uniti dove era stata invitata a parlare davanti al Congresso, onore concesso prima solo al grande Adenauer. «Una beffa», scrive il Bild Zeitung. «Gli americani dovranno restituire l’anello di fidanzamento», fanno sapere al ministero dell’Economia. L’anello è il prestito ponte di un miliardo e mezzo di euro concesso dal governo tedesco per permettere ai quattro stabilimenti Opel in Germania di sopravvivere in attesa della vendita a Magna. La restituzione dovrà avvenire entro il 20 novembre e c’è da scommettere che non ci sarà tolleranza per i ritardi.
Una rissa che coinvolge anche i testimoni della sposa. Vladimir Putin, grande sponsor della vendita a Magna nella speranza che una Opel salvata dai capitali della banca moscovita Sberbank avrebbe dato nuovo impulso all’industria dell’auto russa, si è detto sorpreso e i suoi collaboratori stanno esaminando la possibilità di un’azione legale per il risarcimento dei danni derivanti dalla rottura dell’accordo. L’ex cancelliere Gerhard Schröder, numero uno della lobby russa in Germania, non esclude conseguenze nei rapporti tra Berlino e Washington.
Ma i più furibondi sono i 25mila dipendenti tedeschi della Opel che hanno annunciato scioperi e dimostrazioni di protesta. La prima azione avverrà stamane e riguarderà anche le maestranze degli altri stabilimenti in Europa della Opel, in Belgio, Spagna, Gran Bretagna e Polonia. L’Ig Metall, il più potente sindacato d’Europa, minaccia un autunno caldo.
Un voltafaccia, quello di Detroit, che era nell’aria da quando Berlino, su pressioni della Ue, era stata costretta a precisare che il suo aiuto alla Opel, 4,5 miliardi di euro, non era esclusivamente limitato a una vendita a Magna. E soprattutto da quando Bruxelles aveva fatto sapere che gli aiuti tedeschi sarebbero stati autorizzati solo a patto che i tagli dei posti di lavoro sarebbero avvenuti secondo logiche industriali e privi di criteri protezionistici, quindi senza favoritismi per gli stabilimenti in Germania, come invece prevedeva l’accordo preliminare. È stato a questo punto che alla Gm il «piano B», cioè il mantenimento della Opel, è diventato il «piano A», nella prospettiva di ottenere da Berlino gli aiuti promessi a Magna e di portare avanti un piano di rilancio che a livello europeo distribuisce i sacrifici in modo più equo di quanto avrebbe voluto Berlino. Nei prossimi giorni si vedrà se il calcolo è giusto o sbagliato: il vice presidente John Smith ha detto ieri che Gm conta di tagliare circa 10mila posti di lavoro alla Opel.
Un primo segnale è venuto ieri.

Roland Koch, il potente governatore dell’Assia, ha affermato che gli aiuti governativi potrebbero essere dati anche alla General Motors a condizione, però, che il denaro tedesco non venga utilizzato per salvare posti in altri Paesi.

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