Io,che fin dall’inizio ho manifestato molta simpatia per questo esecutivo, trovo in queste visionarie dichiarazioni di ministri e in particolare in quelle della Fornero una piena soddisfazione. Mentre infatti la classe politica viene mortificata da episodi che hanno dell’incredibile come l’appropriazione di fondi pubblici dai già discutibili rimborsi elettorali ai partiti da parte di un tesoriere del Pd, il senatore Luigi Lusi, che fa rimpiangere l’onesto e incriminato Severino Citaristi, la Severino denuncia i frutti del suo lavoro raccogliendo consenso. E non basta. Aggiunge che non c’è niente di male a essere ricchi e che anzi è bello che ce ne siano. Può sembrare una vanteria fuori luogo ma è liberatorio che in tempi difficili come questi, la ricchezza non sia considerata un’espressione di prepotente arroganza, da nascondere, da mascherare con ipocrisia e addirittura di cui vergognarsi, ma un valore positivo perché chi più guadagna più paga tasse. Non solo non evade ma rivela più di quello che si sarebbe potuto pensare. Da qui deriva una strana sensazione di disappunto e anche di ammirazione senza la pur comprensibile invidia. La Severino ha restituito onore alla ricchezza. Chi è ricco non deve necessariamente fare beneficenza. Ma può distribuire e diffondere ricchezza, può tener viva l’economia per inevitabile generosità.
È un esempio positivo anche rispetto alle sbruffonate di Celentano che, a fronte di guadagni troppo grandi e troppo facili, ripiega con l’espediente della beneficenza. Come se, evangelicamente, la ricchezza fosse una colpa. Con grande misura e candore la Severino invece afferma che «chi guadagna e paga le tasse non è un peccatore e va guardato con benevolenza e non con invidia... va considerato positivamente ». Ogni perplessità, ogni dubbio che accompagnano la considerazione di chi è manifestamente ricco, nel caso della Severino lasciano il campo alla stima e al rispetto. Così il tabù della ricchezza non appare più obbligatorio e si fa strada una nuova concezione fino a oggi sconosciuta: il riconoscimento del merito in un compenso adeguato. L’opposto della facile ricchezza o dei compensi sproporzionati che non sono solo nei redditi riconosciuti a politici incapaci, ma anche nei cachet di comici, cantanti o attori per esibizioni di poche decine di minuti. Penso a Benigni e a Celentano. Ma se il secondo ha mostrato, comprensibilmente, di vergognarsi, il primo ha indicato il destinatario di una beneficenza corrispondente al suo sproporzionato compenso, che ha invece dichiarato di non avere mai ricevuto. Il massimo: un compenso ingiusto e una brutta figura.
Con la Severino si apre una nuova era: un legittimo significativo reddito e una bella figura.
D’ora in avanti si potrà essere ricchi senza vergogna, e chi si vergognerà è perchésarà consapevole di essere diventato ricco senza merito grazie a circostanze favorevoli.Nessuno ha aiutato o agevolato la Severino. Ha ben lavorato e ha avuto ciò che meritava.
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