Il governo inventa la mini-censura Film vietati anche agli under dieci

Oggi in consiglio dei ministri un disegno di legge sui baby-spettatori

da Roma

Vietato vietare, imponeva uno slogan dell’ormai obsoleto ’68, sepolto in Francia da Nicolas Sarkozy, che domani, tanto per farne una radicalmente diversa, non grazierà i detenuti, come avveniva finora, per celebrare la presa della Bastiglia,(14 luglio 1789) e, con essa, la libertà conquistata dal popolo. Sta di fatto che anche da noi lo Stato mostra insofferenza nei confronti dell’uso indiscriminato del concetto di franchigia da ogni possibile censura, interiore ed esteriore, come dimostra l’ordine del giorno del Consiglio dei ministri, oggi riunito per discutere un disegno di legge a tutela dei più piccoli. Bombardati da immagini violente e ripugnanti, in film e audiovisivi senza filtro, i minorenni italiani dovrebbero conoscere una maggiore tutela della propria sensibilità ed è quanto si propone il governo. Che si pone, di questi tempi, come obiettivo prioritario «aiutare le famiglie e i minori a una fruizione corretta e appropriata dello spettacolo cinematografico». Come? Cominciando da un film per ogni età e dall’inedito divieto per i minori di dieci anni. Se, infatti, fin qui erano due le fasce d’età considerate «a rischio», con i conseguenti divieti ai minori di 18 e di 14 anni, da oggi potrebbero circolare film vietati ai minori di 10 anni. Perché ormai è tempo di «fornire un sistema semplice e chiaro d’individuazione e di corretta informazione dei contenuti dei film», recita il disegno di legge, che teoricamente segna una svolta importante nel circuito cinematografico e non solo. Una volta istituita la nuova «Commissione di classificazione dei film per la tutela dei minori», d’altronde, toccherà alla catena distributiva e agli esercenti di sala, rispettivamente, applicare i divieti alle pellicole e farli osservare, perché i trasgressori rischiano sanzioni e arresti. Ed è proprio questo criterio a far inalberare i genitori del Moige: «L’idea che a giudicare sulla classificazione di un film, ed eventualmente a vietarlo ai minori di una certa età, possano essere gli stessi produttori è veramente inquietante», sostiene la presidente Maria Rita Munizzi. Secondo cui, «così facendo si creerebbe una inaccettabile coincidenza tra giudicato e giudicante». Insomma, ci ritroviamo dalle parti dello Stato etico, con un Moloch accentratore di sogni, che dice ai cinecittadini che cosa è giusto guardare e che cosa non lo è? «Certi provvedimenti vengono presi, laddove l’industria del cinema è forte, esattamente come avviene negli Usa», nota Giancarlo Leone, vicedirettore generale della Rai, da sette mesi padre di Gherardo. «Tra qualche anno, forse, anche mio figlio godrà di questa tutela, ma qui è importante capire in base a quali criteri avverrà la selezione delle pellicole. Mentre per i 18 anni, i livelli di soggettività sono chiari, per i 10 anni non riesco a capire quali tipo di discrimine interverrà». Basta ricordare i casi recenti di Apocalypto, il drammatico film di Mel Gibson sull’eccidio dei Maya e de Il grande capo, l’ultimo lavoro di Lars von Trier, censurati in base a valutazioni meramente soggettive, per legittimare ogni dubbio. «Oggi un bambino di dieci anni è un adulto», afferma Maria Grazia Cucinotta, mentre la figlia Giulia vorrebbe giocare con un «Tamagochi», che l’attrice e produttrice, invece, detesta. «La violenza è dappertutto, né basta nascondersi dietro un provvedimento, che peraltro penalizza ancora il cinema italiano, già in crisi. I miei amici americani, guardando la nostra tv, sono stupiti dalla quantità di tette e sederi nudi, che circolano a ogni ora nelle nostre case», dice l’ambasciatrice Fao per il programma alimentare. «Poche storie: sta al genitore portare il bambino in sala, scegliendo con accortezza. Il governo dovrebbe varare leggi più severe e più serie contro chi fa male, per davvero, ai bambini», conclude l’artista, che ha finito di produrre Onde corte, un corto di Simone Catania e che a ottobre andrà in India, a portare aiuti ad una missione per l’infanzia. Di parere diverso è Barbara De Rossi, l’attrice romana, a settembre sul set della serie Un ciclone in famiglia 4, dove impersona la mamma-chioccia Tilly. «Ben venga una nuova legge per i minori: esistono film, classificati “per tutti”, ma che disturbano la psicologia infantile. Vado spesso al cinema con mia figlia Martina, 11 anni, e ancora ricordo il turbamento che provò ai tempi de Il signore degli anelli». Ma per Paolo Protti, presidente dell’Anec (Associazione nazionale esercenti cinema) il problema è un altro. «Si va a incentrare l’attenzione sulle sale, ma ormai il cinema si vede con altri strumenti.

Si rischia di penalizzare il settore sala, perché più facile da controllare. E chi tutela i minori davanti al computer? Se non si ha la capacità, o il coraggio di affrontare l’intero sistema, non si fa il bene del cinema».

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