
È una sorta di operazione verità, l'intervista concessa ieri dalla premier Giorgia Meloni al direttore dell'agenzia di stampa AdnKronos Davide Desario. Una rivendicazione orgogliosa delle promesse mantenute in oltre due anni e mezzo di governo: dal lavoro ai dazi, dai rapporti con gli Stati Uniti fino all'antifascismo, con un passaggio non privo di qualche amara recriminazione sui tanti attacchi sessisti ricevuti nel disinteresse di tutti, soprattutto di chi predica inclusione, ma si distrae quando nel mirino finisce l'avversario politico. Nell'intervista la premier fa una promessa: «Voglio realizzare per intero il programma del centrodestra. E potermi ripresentare agli elettori dicendo la cosa più banale su cui i politici andrebbero giudicati: ve lo avevamo promesso, ecco lo abbiamo fatto».
Sotto i riflettori c'è il tema del lavoro. Se da una parte c'è il milione di posti creati a rendere orgogliosa la premier, dall'altra c'è il tema della sicurezza su cui lavorare. «Sono fiera che il governo abbia reperito, insieme all'Inail, altri 650 milioni, che sommati ai 600 milioni già previsti, portano a oltre 1 miliardo e 250 milioni la dotazione disponibile. Ci confronteremo l'8 maggio con le parti sociali».
Le priorità a cui guardare nei prossimi mesi sono di natura diversa. Sul fronte delle riforme ora nel mirino c'è il premierato. «Per me è la madre di tutte le riforme. Andremo avanti perché vogliamo
rafforzare la nostra democrazia e difendere il diritto dei cittadini a scegliere da chi farsi governare. Ci riusciremo». Sul fronte più strettamente economico c'è il caro energia con cui fare i conti. «Dobbiamo riuscire a trovare il modo di abbassare strutturalmente il costo dell'energia. È fondamentale per la competitività del nostro sistema». E poi la natalità Meloni su cui vorremmo «poter ottenere gli stessi straordinari risultati che abbiamo ottenuto sul fronte dell'occupazione e su quello del contrasto all'immigrazione irregolare».
C'è poi il capitolo degli attacchi che quotidianamente le vengono rivolti. Meloni non nasconde di essere allenata a parare i colpi bassi, ma di non poter comunque ignorare gli insulti che coinvolgono la sua famiglia. «Sono cresciuta in un quartiere storicamente di sinistra e ho iniziato la mia militanza in infuocate assemblee studentesche. Sono abituata al confronto politico, anche a quello più aspro. Quello che mi è dispiaciuto è stato vedere che alcune persone senza scrupoli non abbiano avuto alcuna remora a mettere in mezzo la mia famiglia, mia sorella, il padre di mia figlia, addirittura mia figlia. Quasi sempre senza ragione, in una strategia di banale character assassination».
«Troppe volte sono stata oggetto di attacchi sessisti vergognosi, nel silenzio e nell'indifferenza di quelli che si riempiono la bocca dei diritti delle
donne» continua Meloni. «Mi verrebbe da dire che ormai ci sono abituata ma non dobbiamo rassegnarci a questo imbarbarimento». Non manca una risposta a chi continua a gridare all'allarme fascismo: «Rifuggo dall'utilizzo strumentale della categoria dell'antifascismo, che purtroppo storicamente non si manifestò soltanto nell'opposizione alla dittatura. Il vero discrimine è tra chi difende libertà e democrazia a tutte le latitudini e chi invece lo fa solo a corrente alternata».
Infine la politica estera, un ambito nel quale i risultati le sono stati riconosciuti da larga parte della stampa internazionale. «Sono molto orgogliosa di essere riuscita a capovolgere la narrazione sull'Italia. Sui media di tutto il mondo, anche su quelli tradizionalmente di sinistra, l'Italia viene considerata un sinonimo di affidabilità e viene lodata per stabilità e risultati ottenuti, dall'economia all'immigrazione», ricorda Meloni.
Infine
Donald Trump, il grande protagonista di questa stagione politica. «Noi siamo determinati a far valere i nostri interessi, nel solco della tradizionale amicizia che ci lega agli Stati Uniti, ma con lealtà e senza subalternità».