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Cresciuta con l’idea di non meritare nulla”. Giorgia Meloni e i 100 giorni a Palazzo Chigi

Divisa tra il lavoro e la famiglia, non manca di ritagliarsi il suo tempo con la figlia. "A volte mi rimprovera le assenze, il mio cuore diventa una nocciolina"

“Cresciuta con l’idea di non meritare nulla”. Giorgia Meloni e i 100 giorni a Palazzo Chigi

Giro di boa dei 100 giorni superato per Giorgia Meloni, che in un'intervista rilasciata per Donna Moderna fa il punto sulla sua nuova vita, che si divide inevitabilmente tra gli impegni a Palazzo Chigi e quelli domestici, come madre di Ginevra, che ha appena 6 anni e quest'anno è entrata alle scuole elementari.

Per volontà di Giorgia Meloni e del compagno, Andrea Giambruno, la bambina conduce una vita quanto più normale possibile nel tentativo di non farle pesare troppo l'ingombrante lavoro di sua madre. "Cerchiamo di farla crescere tranquilla, proteggendo la sua infanzia e la sua intimità, evitando di farle vivere situazioni non adatte a una bambina della sua età. Trasferirsi a vivere a Palazzo Chigi, per esempio, sarebbe stata una di queste", ha spiegato il premier.

La giornata tipo di Giorgia Meloni è frenetica, la maggior parte delle sue ore le passa a Palazzo Chigi. Il rischio, come ha spiegato nell'intervista, è quello di essere "completamente assorbiti, essere risucchiati del tutto, senza lasciare spazio a se stessi e alla famiglia". Ma il premier sembra essere riuscito trovare dei buoni compromessi per far fronte a tutto: "Faccio il possibile per accompagnare mia figlia a scuola, quando riesco, e per tornare a casa alla sera per metterla a dormire, come ho cercato di fare sempre. Leggerle i libri, giocare e parlare prima che si addormenti è la nostra tradizione. Per questo cerco di limitare al massimo le notti fuori casa".

Ora che è premier, Giorgia Meloni riceve anche critiche su come gestisce il suo ménage familiare e l'educazione di sua figlia, com'è accaduto quando la bambina è partita con lei per Bali. "Non credo che gli opinionisti o altri politici debbano sindacare anche su come crescere mia figlia", ha replicato il presidente del Consiglio, che raramente risponde agli insulti, ai quali ormai è abituata, dopo tanti anni in politica. Per non offrire eccessivamente il fianco ad attacchi pretestuosi, Giorgia Meloni studia, si prepara, fa in modo di non essere mai colta di sorpresa da domande a trabocchetto.

Viene spesso definita una "secchiona" da quelli che le sono più vicini ma, nonostante questo, nell'intervista per Donna Moderna ha ammesso di soffrire spesso della "sindrome dell'impostore", ossia quella sensazione di non essere all'altezza del ruolo ricoperto. "Sono cresciuta con l'idea di non meritare nulla. Non mi sento mai pronta e ho sempre paura di non essere all'altezza. Ma credo che questa paura sia anche la mia forza. E quello che mi spinge a non smettere mai di studiare, a essere così pignola", ha spiegato il premier.

Lo studio, il lavoro fuori casa e le trasferte sono tutti impegni che rubano tempo alla famiglia e alla bambina, che seppur sia ancora piccola e non abbia pienamente coscienza del ruolo di sua madre, ha capito che lei oggi è una donna importante. Forse anche per questo motivo ha accettato che la sua mamma abbia meno tempo libero da trascorrere insieme a lei, anche se capita che la nostalgia si faccia sentire: "A volte mi rimprovera per le mie assenze, e il mio cuore diventa una nocciolina".

Nell'intervista c'è anche spazio per la domanda che, lo scorso ottobre, ha troneggiato in tutti i dibattiti: perché Giorgia Meloni ha scelto di farsi chiamare "il" presidente e non "la" presidente? Ora, dalle colonne di Donna Moderna, è arrivata la risposta della diretta interessata: "Questa vicenda è nata soprattutto da un disguido. Sicuramente io penso che la parità uomo-donna non si risolva dicendo 'insegnanta' o 'capatrena'. Ma, a parte questo, gli italiani possono chiamarmi come preferiscono.

Anche Giorgia".

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