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Meloni indica la strada: "Taglio del cuneo meglio del salario minimo"

Il primo ministro in collegamento con il Festival dell'economia di Trento: “Critiche dalla Francia perché smontiamo una narrazione. Emilia-Romagna? Locomotiva della nazione, non può fermarsi”

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“Abbiamo salari da fame, il problema dell'inflazione, si dice che bisogna immaginare un salario minimo legale e poi si dice anche che abbassare il cuneo e rafforzare le buste paga è inutile: sono cose che non stanno in piedi. È meglio tagliare il cuneo che fare il salario minimo legale, che è buono sul piano filosofico ma nella sua applicazione rischia di essere un boomerang”: categorica Giorgia Meloni in materia economica. Intervenuto in collegamento al Festival dell’economia di Trento, il primo ministro si è soffermato sui principali dossier e ha ribadito che la priorità deve essere il taglio della tassazione del lavoro: “Il taglio del cuneo contributivo ha un impatto importante con l'inflazione galoppante . È la cosa più importante che si può fare in questa fase. Non è tutto: la prima sfida è rendere questi provvedimenti strutturali, la seconda è allargarli ulteriormente”.

Meloni tra evasione fiscale e Francia

Sempre in materia economica, un altro tema particolarmente dibattuto è quello della lotta all’evasione fiscale. Il premier ha sottolineato che nessuno ha intenzione di gettare la spugna, ricordando che grazie alla manovra sono stati assunti circa 3.900 nuovi funzionari per l'Agenzia delle entrate:“Siamo anche stati i primi a prevedere una norma contro le aziende ‘apri e chiudi’. In questi anni la lotta all'evasione è stata più simile a una caccia al gettito. Invece penso che lo Stato debba andare a combattere l'evasione sulla grande evasione, penso alle frodi sull'Iva, penso alle big company, penso allo Stato che patteggia miliardi di euro chiedendo il rientro di 100 milioni, con una disponibilità che non dimostra verso il piccolo commerciante”. Uno Stato semplice e giusto, l’unico modo per combattere veramente l’evasione secondo Meloni.

Dopo giorni di tensione e l’incontro con Emmanuel Macron, il premier Meloni è tornato a parlare dei rapporti tra Italia e Francia: “Il fatto che diversi governi di estrazione politica diversa dalla nostra sentano il dovere di criticarci, non vuol dire che c'è un problema, vuol dire che il governo sta andando molto bene”. Secondo il primo ministro, il problema è legato a una certa narrazione che rischia di essere smontata:“Il problema non lo hanno con noi, ma con le loro opposizioni interne”. Tornando sul vertice con Macron, si è trattato di un incontro basato sulla concretezza come sempre: “Trovo abbastanza divertente una certa lettura che si dà delle nostre relazioni, anche un po’ infantile, quando si dice, vi salutate, vi parlate, vi vedete... Tra Italia e Francia ci sono rapporti secolari, non cambiano per le dinamiche di politica interna”.

Capitolo Emilia-Romagna

Reduce dalla visita nei territori colpiti dall’alluvione insieme alla presidente della Commissione Ue Ursula von der Leyen, il premier ha sottolineato che non è ancora possibile avere una quantificazione dei danni complessivi in Emilia-Romagna. Una cosa è certa, ha aggiunto Meloni, il governo lavorerà sulle misure e sulle richieste che vanno fatte a Bruxelles: “Di fronte a una catastrofe di questa portata serviva una risposta immediata, che è stata data con il Cdm di martedì: abbiamo varato i primi interventi per 2 miliardi di euro. Uno sforzo immane fatto in 72 ore: ci siamo concentrati soprattutto per dare risposte immediate alle imprese, ai lavoratori alle famiglie, agli studenti, al comparto agricolo, a quello turistico, a quello sportivo, alla sanità. Abbiamo lavorato a 360 gradi per dimostrare che non ci saremmo voltati dall’altra parte e perché è importante per l’Italia nel suo complesso.

L'Emilia-Romagna è una locomotiva e se si ferma noi non possiamo mantenere buoni parametri macroeconomici che stiamo vedendo”.

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