
La notizia non è che l’Italia rispetterà il 2% del Prodotto interno lordo per le spese della Difesa, ma l’ulteriore impennata che verrà annunciata dal segretario generale dell’Alleanza atlantica al summit di fine giugno a L’Aja. Il ministro Guido Crosetto rispondendo ad alcune interrogazioni alla Camera ha spiegato che “la Nato in Europa si sta riorganizzando e al prossimo vertice dell'Aja sarà formalizzato un nuovo livello di contribuzione, ci aspettiamo un valore tra il 3,5 e il 5%”.
Gli Stati Uniti sposteranno la loro attenzione politico-miltare sull’Indo- Pacifico, per la sfida con la Cina. Gli 80 anni di sicurezza garantita dagli americani, con tanto di ombrello nucleare e spese diventerà un ricordo. “Di conseguenza i piani della Nato per la sicurezza europea resteranno sguarniti e noi dovremo compensare facendoci carico di ripianare le capacità che mancheranno nei prossimi anni”, ha spiegato Crosetto in aula. Ovviamente la decisione finale non spetta al ministro della Difesa, ma al Parlamento e a fine giugno si esprimerà il governo.
Crosetto, rispondendo ad un’altra interrogazione, sulle commesse per Israele ha ribadito che viene rispettata "con rigore la normativa nazionale e internazionale in materia di esportazione degli armamenti. Le caratteristiche dell'intervento israeliano su Gaza, in relazione al criminale attacco di Hamas del 7 ottobre 2023, e l'estendersi dell'operazione militare nel sud del Libano hanno indotto il Governo italiano a sospendere la concessione di nuove autorizzazioni”. E per le importazioni è sospesa la parte di un programma che prevedeva componentistica israeliana. Il ministro ha pure puntualizzato, sulla guerra a Gaza, che si ritiene “amico di Israele come della Palestina e distinguo Israele dalle scelte del Governo attuale, che come ho avuto modo di ribadire, non condivido”.
Ai cronisti nel Transatlantico della Camera ha auspicato che le trattative fra ucraini e russi “siano possibili e trovo un’ottima idea il tentativo di portarle su un terreno come il Vaticano”. In mattinata il Capo di stato maggiore, generale Luciano Portolano, durante l’audizione alla Commissione Difesa della Camera ha ammesso che per la guerra in Ucraina, “Mosca, malgrado le estese perdite sul campo di battaglia, sta ricostituendo le capacità militari perdute e crescendo militarmente, quantomeno nella sua dimensione convenzionale, ad un ritmo più rapido di quanto fosse previsto”. E per di più sul turbolento scenario africano i russi “e altri competitor stanno adottando, con rinnovato impeto, strategie di sovversione, disinformazione e persuasione con l’obiettivo di erodere l’influenza occidentale e guadagnare maggiore leva politica”. Minacce ibride e non rendono l’immediato futuro allarmante e Portolano sottolinea con i deputati della Commissione, che bisogna “ripianare e mantenere un adeguato stock di munizionamento con un focus particolare sulle “battle decisive munition””, che hanno un ruolo decisivo in caso di guerra.
Il generale, rispondendo ad una domanda, ha confermato che uno degli obiettivi dell’Italia è dotarsi di uno scudo di difesa missilistico come Iron Dome, che ha salvato Israele.
"È una delle priorità del ministro Crosetto" nella pianificazione generale interforze. "Oggi esistono dei sistemi di difesa aerea ma non abbiamo una copertura totale” ha sottolineato il Capo di stato maggiore della Difesa. Durante l’audizione ha spiegato che per la difesa aerea e missilistica è stato “avviato l’approvvigionamento di ulteriori (missili) Aster 15, Aster 30, Aster 30 B1 NT e partecipiamo a programmi di sviluppo capacitivo di sistemi di nuova generazione”. L'Aster 30 B1 NT è in grado di intercettare missili ipersonici ed equipaggerà i nuovi sistemi di difesa terra-aria Samp-t, che entreranno in servizio entro il 2026.
Il generale ha anche elencato, per ogni dominio, i nuovi armamenti come “l’acquisizione dei più moderni lanciarazzi Himars e dell’obice semovente ruotato per le brigate medie”. La componente corazzata, che attende da anni nuovi carri, ha la priorità. Per il dominio aereo arriveranno altri 24 Eurofighter e ulteriori 25 F-35, che però risultano in parte già superati dai futuri caccia di sesta generazione. Per questo “proseguirà il Global combat air programme con Regno Unito e Giappone”.
Per la Marina militare un settore prioritario è quello “delle capacità subacquee, che includono sistemi avanzati di pilotaggio remoto e mezzi per operazioni sia difensive che offensive, allo scopo di garantire la sicurezza delle infrastrutture critiche, delle reti energetiche e delle linee di approvvigionamento del paese”. Nonostante i venti di guerra che ci circondano le forze armate resteranno a 160mila unità, come previsto dalla legge del 2022, ma si cercherà di mobilitare “la riserva al fine di disporre di un adeguato bacino di personale aggiuntivo (…), che consenta al pari di quanto avviene nei paesi alleati - ha dichiarato Portolano - di disporre di personale addestrato e prontamente impiegabile”.
Il vero nodo, come sempre, è la coperta troppo corta con i soldi che arrivano in ritardo, che incidono sull’efficienza dei mezzi e sulle esercitazioni riflettendosi negativamente sulle forze armate.
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