Leggi il settimanale

Omaggio pubblico al ministro che senza tante smancerie ha riportato i conti entro i binari

Non ha sparato mortaretti dopo la sua vittoria perché la sua grande specialità è la normalità

Omaggio pubblico al ministro che senza tante smancerie ha riportato i conti entro i binari
00:00 00:00

Finito lo spettacolo in Parlamento della legge di bilancio, mi permetto di chiamare sul palco per un omaggio pubblico un tipo che scommetto è già sparito dalla scena, infilandosi nella sua casa in provincia di Varese senza pretendere che qualcuno gli dica bravo. Giancarlo Giorgetti, ministro dell'Economia. È il classico lombardo delle valli. Lavora, sta in bottega, non sta sull'uscio del negozio a mostrarsi con il farfallino da gagà della politica. Zero chiacchiere. È stato, senza dubbio, il miglior ministro del governo Meloni di questo 2025. Se qualche collega vuole contendergli il primato, intanto si metta in scia imparando il metodo: lasciare che ad aprire la pista della fiducia e del consenso, qui e all'estero, sia la Meloni, e nel frattempo darsi da fare non sulla passerella ma sul banco di lavoro, senza chiasso, senza casini, tirando diritto.

Giorgetti non ha sparato mortaretti dopo la sua vittoria di ieri, e non li sparerà stanotte. La sua specialità è la normalità del dovere esercitato da fuoriclasse. I conti sono a posto, e gli basta essere in pace con la propria coscienza di bocconiano che non se la tira: se il mondo dovesse saltare per aria, almeno l'Italia non morirebbe con cambiali in sospeso sul groppone dei sopravvissuti. Che cosa ha fatto di così eccezionale questo ministro della Lega? Ha salvaguardato Pantalone. Ha portato a casa una legge di Bilancio in tempo utile, senza urla, senza mercati in fibrillazione, senza allarmi dalle cancellerie straniere o dalle agenzie di rating, sempre pronte a trattarci come cicale col mandolino. Nessun creditore all'uscio, nessuna emergenza Italia. In mezzo a una burrasca mondiale che scuote continenti interi, la nostra nave non affonda e nemmeno imbarca acqua: veleggia con prudenza. Non siamo l'Eldorado e Giorgetti non è Re Mida. Ma è uno che sa custodire il portafoglio di casa. Niente spese pazze, niente bonus inventati all'ultimo minuto per comprare consenso, niente effetti speciali. È l'opposto dell'economia da talk show: conti in ordine, passo corto, sguardo lungo. Una virtù antica, oggi rarissima.

La manovra vale circa 22 miliardi ed è concentrata sui redditi medio-bassi, non per slogan ma per fatti: detassazione degli aumenti contrattuali, sblocco di contratti pubblici fermi da anni, salari che crescono davvero. Sul fronte pensioni, Giorgetti ha corretto l'automatismo che avrebbe fatto salire l'età pensionabile di tre mesi nel 2027, riducendo l'aumento a un solo mese e lasciando aperta la porta a ulteriori interventi se i conti lo consentiranno. Niente promesse roboanti, solo condizionali: così ragiona chi sa che i numeri non si piegano agli applausi.

Altro punto fermo: non è stato tolto un euro alla spesa sociale per finanziare la difesa. Sanità, scuola, istruzione restano fuori da ogni saccheggio. In un mondo che sembra ogni giorno sul punto di ruzzolare fuori dal proprio asse, questa piccola Italia almeno non rischia di veder crollare il tetto. Le opposizioni protestano perché Giorgetti non ha speso un euro per accontentare richieste da scioperati e scioperaioli. A me pare un complimento. Il denaro pubblico non è acqua da disperdere come negli acquedotti bucati che costellano lo Stivale: è risparmio dei cittadini e va trattato con rispetto.

E se oggi l'Italia ha un debito, per una volta non è finanziario: è quello di lasciarlo tornare a casa sua a fare il mestiere di buon padre di famiglia, purché poi rientri presto a Roma a occuparsi anche di casa nostra.

Commenti
Pubblica un commento
Non sono consentiti commenti che contengano termini violenti, discriminatori o che contravvengano alle elementari regole di netiquette. Qui le norme di comportamento per esteso.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica