"ll problema non è la qualità della scuola, il vero problema è sociale". Il ministro dell'Istruzione Giuseppe Valditara, parlando al Forum Welfare Italia organizzato da The European House Ambrosetti, affronta il tema della dispersione scolastica e snocciola dati interessanti.
Valditara rivendica il Decreto Caivano che "per la prima volta stabilisce anche un censimento degli abbandoni scolastici" e "introduce sanzioni forti per le famiglie che non mandano i figli a scuola" dal momento che prima vi era soltanto sanzione era amministrativa di 23 euro al massimo, mentre ora si arriva fino a 2 anni di "galera". "In provincia di Napoli erano stati rilevati 5200 abbandoni ma al termine dell'anno scolastico passato abbiamo recuperato oltre 3 mila ragazzi che i genitori prima non mandavano a scuola. Insomma -sentenzia il ministro dell'Istruzione - le politiche contro la dispersione stanno iniziando a funzionare". In linea generale, i dati di Invalsi mostrano come la dispersione scolastica esplicita sia scesa all'8,3%, mentre quella implicita è calata rispetto al 2022, ma con alcune differenze: "nelle scuole coinvolte da Agenda sud - spiega Valditara - i risultati positivi in Puglia sono 3 volte rispetto a quelli delle scuole non coinvolte e 2 volte in Campania". Il ministro è convinto che si debba "continuare ad investire sul rapporto tra scuola e territorio, con una scuola sempre più aperta durante la giornata, capace di coinvolgere gli studenti, con un potenziamento dell'organico, non con la riduzione del numero degli studenti che si è rivelata una scelta che non dà risultati positivi". Valditara non ha dubbi: "L'aumento dell'organico serve per la personalizzazione della didattica, per i ragazzi che hanno ritardi e problematiche in alcune materie; questa è la strada da perseguire a mio avviso". Un concetto su cui il ministro insiste più volte sottolineando che "il numero degli alunni per classe non fa la differenza e studi Invalsi ci confermano che quando il rapporto docenti/studenti è troppo basso il rendimento non migliora, anzi peggiora. Invece noi abbiamo dato più docenti alla scuola per dare più attenzione e potenziamento ai singoli, per garantire percorsi personalizzati di recupero". Valditara, poi, ha parlando dell'interesso dell'Ocse per il progetto di Agenda sud e Agenda nord "che l'ha considerata una buona pratica da suggerire ai paesi con problemi simili ai nostri". Gli studenti italiani del Nord Italia hanno registrato alcune buone performance negli ultimi test Ocse Pisa sulla matematica, mentre "Agenda sud dimostra la propria attualità perché coinvolge i genitori dei fragili e quest'anno raddoppiamo le risorse: oltre 1 miliardo di euro per 1200 scuole; contiamo nei prossimi anni di avere risultati interessanti".
Infine, Valditara fa un'annotazione sugli investimenti: "Se guardiamo quanto si spende per l'istruzione scolastica dai 3 ai 18 anni troviamo che la situazione italiana è migliore di quanto viene spesso rappresentata: l'Italia con il 3,2% del Pil è in linea con la media Ue e superiore a Paesi come la Germania e la Spagna. Questo è un dato significativo, la Germania come spesa pubblica per l'istruzione spende meno rispetto a noi". E ancora: "L'investimento in Italia crolla nella spesa privata: i privati all'estero investono molto di più nella formazione rispetto all'Italia, che è fanalino di coda. Il nostro paese sconta anche il fatto di avere pochi giovani, quindi scende anche la spesa per l'istruzione. Un altro dato importante è il rapporto docente/studente: nella primaria siamo tra i paesi con il rapporto più basso; nelle medie siamo poco sotto la media Ue, alle superiori siamo nel range basso". Secondo Valditara, quindi, l'Italia deve spendere di più, ma i dati smentiscono gli scenari catastrofisti con cui viene descritta la scuola italiana e "con gli investimenti negli asili nido poi, abbiamo recuperato posizioni importanti: nel 2025 abbiamo raggiunto e superato il target di Bacellona e superato il target di 150mila nuovi posti concordato con l'Ue".