
Gli Stati Uniti non sono così lontani. L'omicidio politico di Charlie Kirk, che ha sconvolto la nazione americana, potrebbe essere preso a modello dalle frange violente italiane che da anni alimentano l'odio politico contro l'avversario.
Le immagini dei ministri Valditara, Tajani, Salvini bruciate sono un campanello d'allarme da non sottovalutare. Il primo segnale arriva con la decisione del ministero dell'Interno di predisporre un dispositivo di sicurezza rafforzato per i componenti dell'esecutivo e per il presidente del Consiglio Giorgia Meloni. Il Viminale ha inviato alle Prefettura una circola per «verificare i dispositivi di sicurezza che, se ritenuto opportuno, vanno innalzati al massimo livello». È una decisione che punta ad un aggiornamento della sicurezza dei leader politici alla luce dell'attentato negli Stati Uniti in cui è stato ucciso Charlie Kirk e dell'innalzamento dei toni del dibattito politico nel nostro paese. L'input dato a prefetti e questori riguarda sia politici nazionali che locali, a partire dalla premier Giorgia Meloni, dai vicepremier e dalle massime cariche istituzionali, che comunque già beneficiano del massimo livello di sicurezza previsto, sia personaggi che, vista la situazione internazionale, possono in qualche modo risultare comunque a rischio o essere esposti a «pericoli straordinari». La massima tutela prevista - quella di primo livello - prevede una decina di persone e tre auto blindate a protezione: significa
che, nell'arco di 24 ore, il dispositivo riguarda almeno 30 persone. Ma anche in questo caso è stata chiesta, sempre secondo quanto si apprende, una verifica per capire se è necessario intervenire e potenziare il dispositivo con interventi ad hoc. Un rischio concreto che il capo del Viminale mette agli atti intervenendo a un evento politico di Fratelli d'Italia in Campania: «Non bisogna dimenticare che ci possono essere processi di emulazione, non tutti sono in grado di raccogliere nel modo giusto certi messaggi e quindi qualcuno può in qualche modo fraintendere» ammette Piantedosi. La minaccia è l'emulazione. Il cane sciolto che potrebbe colpire. L'allerta è altissima. Pianteodsi suggerisce: «È doveroso provare ad abbassare i toni e non farsi prendere da quella che è la vivacità della discussione politica, che magari soprattutto sotto campagna elettorale ha delle fiammate».
I toni aggressivi usati contro l'avversario politico potrebbe innescare la spirale di violenza. L'ultimo episodio tre giorni al Senato quando l'esponente grillina Alessandra Maiorino ha insultato pesantemente il ministro degli Esteri Antonio Tajani, quest'ultimo vittima di minacce di morte. Parole come quelle di Maiorino rischiano di creare una copertura politica, legittimando involontariamente azioni violente.
Un rischio che anche il ministro della Difesa Guido Crosetto mette a fuoco: «Da tempo noto, con preoccupazione e dispiacere, che ci sono persone anche in Italia che non vogliono
una competizione politica corretta ma si stanno dedicando, con dichiarazioni, parole, gesti, quasi a disegnare un bersaglio su alcune persone: Giorgia Meloni in primis, ma anche su Tajani, Salvini, Piantedosi, Nordio. Anche su di me.
Incitano la folla e ne alimentano i sentimenti peggiori usando parole violente e lanciando accuse che nulla hanno a che fare con la realtà, spingendo alcune persone verso la follia, la delinquenza, l'antagonismo violento, speriamo non anche il terrorismo, verso quelli che considerano nemici da abbattere ad ogni costo e non avversari» ricorda Crosetto in un lunghissimo posto. «Questa non è politica. Non è scontro politico - continua- Non è confronto democratico. È un terrorismo verbale che potrebbe avere prima o poi conseguenze reali e fisiche violente».