Gradoli Donne scomparse In manette il convivente

TRACCE DI SANGUE Le ha trovate la scientifica in cucina, sotto una porta e sul muro della villetta di Cannicelle, dove l’elettricista viveva con la moldava

Gradoli Donne scomparse In manette il convivente

Colpo di scena nel giallo di Gradoli. Duplice omicidio volontario aggravato e occultamento di cadavere. Paolo Esposito, 39 anni, è stato arrestato come presunto assassino della convivente Tatiana Ceoban, moldava di 36 anni, e della figliastra Elena, 13 anni. A inchiodarlo, per il pm Renzo Petroselli, tracce di sangue trovate dal Ris nella villetta posta sotto sequestro in località Cannicelle.
La scientifica ha trovato sangue appartenente a Tatiana all’ingresso della cucina, sotto lo stipite della porta, dietro il battiscopa e su un muro. Non solo: da una finestra mancherebbero le tende, fatte sparire assieme ad altri oggetti «compromessi» dalla mattanza. Obiettivo della strage? Sbarazzarsi per sempre della madre naturale della figlia di sei anni e della ragazza avuta dal secondo matrimonio della donna. Decisione presa, forse, durante l’ennesima lite fra i tre.
Sin dalle prime battute si era capito di trovarsi di fronte a una scomparsa anomala e sulla quale gli inquirenti avevano aperto un fascicolo per sequestro di persona. Esposito, interrogato per ore a Palazzo di Giustizia, pur non negando l’evidenza (il sangue) ha reagito con freddezza. «Sono innocente, non sono stato io» ha dichiarato. Eppure fino a pochi giorni fa l’uomo si diceva convinto della fuga delle due donne, parlando persino di un oscuro complotto ideato con la madre della 36enne, Elena Nekitor di 64 anni. Parole grosse, a tal punto da essere interrogato di nuovo dagli inquirenti. In tarda mattinata, in attesa della decisione del gip, viene rilasciato. La sua libertà dura poco: alle 16,30 i carabinieri, mandato di cattura alla mano, lo ammanettano e lo trasferiscono nel carcere viterbese di Mammagialla. Misura restrittiva necessaria per evitare il pericolo di fuga o l’inquinamento delle prove. «Lo scenario è cambiato - spiegano i legali dell’elettricista, Mario Rosati ed Enrico Valentini - le accuse sono pesanti. In sede d’incidente probatorio chiederemo la consulenza dei periti di parte visto che le prove agli atti sono ripetibili. Poi studieremo una linea difensiva». In questo giallo, che da oltre un mese sconvolge il paesino alle porte di Bolsena, manca il corpo del reato, ovvero ciò che resta delle poverette. Sempre se la pista seguita dalla magistratura è quella giusta. Una storia raccapricciante, consumata in un pomeriggio del 30 maggio scorso quando Tania ed Elena, dopo esser tornate a casa, scompaiono nel nulla. La mattina a Marta, poi a Viterbo per acquistare un video. Infine il rientro a Gradoli dove si fermano le loro tracce. I cellulari spenti e gettati a poca distanza da lì. Il bancomat privo di movimenti. Una brutta vicenda fatta anche di dichiarazioni sulla donna per screditarla: dalla morte di un fratello in un bosco del Kazakistan, alla presunta relazione, poi smentita, con un maresciallo dell’aeronautica. Elementi che non escludono certo l’omicidio.

Su tutto una triste verità: il tentativo, fallito, di revocare alla donna l’affidamento della secondogenita, figlia di Paolo, due anni e mezzo fa. Valido movente per un delitto. Manca solo la confessione e il luogo della sepoltura.
yuri9206@libero.it

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