Gradoli, sotto torchio il compagno di Tatiana

Gradoli, sotto torchio il compagno di Tatiana

S’infittisce il giallo delle donne scomparse a Gradoli. È stato interrogato in Procura Paolo Esposito, 39 anni, compagno di Tatiana Ceoban, 36 anni, sparita insieme alla prima figlia, Elena, 13 anni, il 30 maggio scorso. Ieri è stata ascoltata, in ambiente protetto, anche la figlia di sei anni.
Indagato nell'ambito del procedimento aperto per sequestro di persona, Esposito ha dovuto rendere conto delle gravi dichiarazioni fatte nei giorni scorsi durante un’intervista. In particolare l’uomo avrebbe spiegato al pm Renzo Petroselli cosa volesse dire con frasi tipo: «Ho in mano elementi per dire che Tania ed Elena sono andate via. Non posso parlare», oppure «è stato tutto organizzato». Da chi e perché?
Esposito è apparso freddo e distaccato rispetto alla misteriosa sparizione della madre della sua bambina e della ragazza nata dal secondo matrimonio della donna. Secondo indiscrezioni (l’interrogatorio si è svolto a porte chiuse) la deposizione dell’uomo a tratti avrebbe traballato. Specialmente quando gli è stato chiesto a chi avrebbe giovato questa scomparsa. Insomma, un faccia a faccia con il magistrato durato tre ore durante il quale gli inquirenti avrebbero chiarito la situazione familiare fra lui, Tatiana e i «suoceri».
Tanto per cominciare la questione dell’affidamento della piccola. Due anni fa Esposito avrebbe tentato il tutto per tutto, secondo quanto racconta Elena Nekitor, 64 anni, mamma di Tatiana e nonna della tredicenne, per ottenere dal Tribunale dei Minori l’allontanamento della bimba dalla madre. «Ha cercato di dimostrare - spiega la Nekitor -, con accuse pesanti, che mia figlia era pazza. L’ha portata da uno psicologo che, invece, non ha trovato nulla di anormale».
Un quadro tutt’altro che sereno quello in cui la badante moldava ha vissuto negli ultimi tempi all’interno della villetta sequestrata in località Cannicelle. Proprietà che i genitori di Paolo, avrebbero messo in vendita nonostante ci vivesse Tania. Parenti serpenti? Sembrerebbe di sì, stando alle accuse reciproche. «Non voglio vedere mia suocera, devo pensare solo a mia figlia» dice Paolo. «Tania era terrorizzata - ribatte la sessantaquattrenne - aveva trovato qualcosa in casa che Paolo aveva nascosto in un posto segreto. Ma non si poteva muovere: lui la controllava, la filmava. Me l’ha detto in una delle ultime telefonate».
Una storia sentimentale giunta davvero al capolinea per i due conviventi, che si conosciuti 9 anni fa a Siena, e poi si erano trasferiti sul lago di Bolsena. E questo non depone certo a favore dell’uomo. In attesa di mosse false, gli inquirenti, continuano a cercare le donne nelle campagne di Gradoli, dove si fermano i segnali emessi dai loro cellulari, spenti da quel maledetto sabato pomeriggio.
Setacciata anche l’auto di Paolo alla ricerca di indizi e di qualunque dettaglio potesse dimostrarsi utilea dissolvere la nebbia sul caso. Da non dimenticare il fatto che sul bancomat e il conto della donna non si registrano movimenti di denaro, passaggi alle frontiere non ce ne sono stati, parenti e amici in Moldavia non hanno notizie di loro da tre settimane.

La pista, drammatica, che prende corpo? Che qualcuno abbia ucciso Tania ed Elena e sepolto i loro corpi? Senza esiti, infine, le ricerche del padre moldavo della tredicenne, altro indiziato di un eventuale rapimento o peggio ancora.
yuri9206@libero.it

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