La grande ammucchiata perde subito Di Pietro e rende nervosi i finiani

RomaIl «tutti contro Berlusconi» proposto da D’Alema, coalizione allargata nel linguaggio colto, grande ammucchiata nel gergo colloquiale e realista, sembra aver già perso un pezzo e mezzo. Il primo «no» arriva da Di Pietro: «Gli accordi o le coalizioni contro natura servono solo a mistificare la realtà». E Futuro e Libertà ha le idee apparentemente confuse, talmente confuse da creare un caso: due risposte a D’Alema agli antipodi.
Sfortuna vuole, per il Fli, che le interviste in questione siano state pubblicate nello stesso giorno. I finiani Ronchi e Bocchino hanno dichiarato cose che sono una l’opposto dell’altra. Neanche le celebri interviste doppie delle Iene avrebbero creato un effetto così straniante, uno scollegamento tra i due oratori che riflette la crisi d’identità del gruppo di cui fanno parte, partita già sul nascere con le liti tra falchi e colombe e ora smascherata dal duetto stonatissimo di ieri. L’ex ministro ha dialogato con il Corriere, il capogruppo futurista con Repubblica. A giudicare dal contenuto, non sembra si siano parlati tra loro prima di esternare.
Bocchino dice che Berlusconi deve dimettersi, Ronchi che non si può fare «gli inutili idioti della sinistra». Bocchino evoca Ben Alì e la rivoluzione tunisina, Ronchi chiarisce che «l’antiberlusconismo non può essere una categoria politica».
Soprattutto, Bocchino dà retta a D’Alema e alla sua proposta di un’alleanza con chi ci sta-ci sta, per abbattere Berlusconi, Ronchi risponde con un rifiuto categorico: «Il fronte popolare evocato da D’Alema mi ricorda quel comunismo che ho sempre combattuto». Il fatto è che in Futuro e Libertà sarebbero molti di più quelli che la pensano come Ronchi rispetto a coloro che si allineano al braccio destro di Fini. Fli è pur sempre un gruppo di destra, l’alleanza con D’Alema e compagni non è nemmeno lontanamente ipotizzabile. Esponenti finiani moderati come Viespoli, Giulia Cosenza, Menia, Patarino, sarebbero molto più vicini alla riflessione di Ronchi, che poi è la linea tenuta da sempre dalle cosiddette «colombe».
Secondo l’ex ministro, l’idea di D’Alema sarebbe insomma degna di «un leader di un Pd in crisi di identità». L’antiberlusconismo è uno schema «che non appartiene a me - dice Ronchi - né a tanti che si sentono pienamente di centrodestra, anche non facendo parte del Pdl». Ronchi valuta poi che «solo uno scemo nel centrodestra può immaginare che ci si possa alleare con la sinistra in nome di un antiberlusconismo che sarebbe il loro cavallo di Troia», dando così involontariamente quasi dello «scemo» a Bocchino, che invece a Repubblica ha chiarito: «L’alleanza evocata da D’Alema scatterà in caso di emergenza democratica».

Ha poi aggiunto: «Non ci siamo ancora», dicendosi convinto che Berlusconi si dimetterà da solo «quando sarà imputato in un processo per prostituzione minorile». Ma il capogruppo di Fli valuta seriamente l’offerta del baffo più celebre del Pd: se Berlusconi non lascerà, «allora saremmo di fronte a quell’emergenza democratica di cui parla D’Alema».

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