Milano - Rotary. Lions. Soroptimist. Per fare cassa la Guardia di finanza entra nei club e, fra un concerto, una tazza di tè e una serata benefica, chiede elenchi e quote associative. Succede a Imperia con un’iniziativa di frontiera che, nel pur variegato e fantasioso mondo delle relazioni fisco-cittadino, pare non avere precedenti. Il questionario è chiaro come una dichiarazione di guerra fin dalla prima riga dove si parla di «avvio di controlli in materia di Irpef».
Per questo si richiedono cinque informazioni: «Copia dello statuto dell’associazione; generalità degli associati; condizioni per l’ammissione allo status di socio; decorrenza dei vari rapporti associativi; quota di iscrizione». Il tutto corredato dal solito chilometrico riferimento alla legge: in particolare al comma di un articolo di un decreto che poi, stringi stringi, è l’onnipotente Visco-Bersani del 4 luglio 2006. Quello, per intenderci, che ha introdotto il Grande fratello fiscale sotto forma di nuovi adempimenti a carico di aziende e professionisti, dagli elenchi clienti-fornitori alla tracciabilità degli incassi.
A Imperia hanno pensato di attaccarsi al Visco-Bersani per sondare come rabdomanti i redditi dei contribuenti. Di quelli, naturalmente, che per una sorta di presunzione ambientale dovrebbero essere ricchi o benestanti. «L’iniziativa - sintetizza il tenente colonnello Salvatore Paladini, comandante delle Fiamme gialle della provincia di Imperia - ha un valore esplorativo. Si vuol valutare anche questo dato per definire meglio la capacità contributiva degli iscritti. Il punto è capire se l’appartenenza al club, con relativa quota d’ingresso, sia o no in linea con gli altri parametri del reddito».
Tradotto in soldoni, siamo dalle parti del redditometro. «Penso che le Fiamme gialle considerino rilevante o almeno interessante sapere se Tizio ha pagato una quota associativa, come può essere prezioso elemento di conoscenza il fatto che Tizio possieda una barca o un’auto di lusso, - spiega Giuseppe Musso, presidente del Rotary di Imperia - certo una richiesta del genere pare echeggiare più la filosofia degli Stati di polizia con tutte quelle domande sugli elenchi, i nominativi, le condizioni previste per entrare in un Rotary».
Allarmatissimi davanti a una lente di ingrandimento così invasiva, i presidenti di associazioni e club hanno chiesto e ottenuto un incontro col comandante del Nucleo provinciale, padre del questionario. «Non che abbiamo nulla da nascondere, sia chiaro - prosegue Musso che, ironia della sorte, è commercialista - e abbiamo sempre avuto ottimi rapporti con la Guardia di finanza, ma è la modalità seguita dai militari a lasciarci sconcertati. E poi non credo che questo viaggio porterà la polizia tributaria a grandi risultati. Oggi in media l’iscrizione a un club come il nostro oscilla fra i 700 e i 1.200 euro l’anno, ovvero non più di 100 al mese. Capisce? Seguendo la stessa logica, allora anche tutti i fumatori dovrebbero essere controllati perché probabilmente spendono mensilmente una cifra equivalente».
I prossimi giorni saranno decisivi: davanti a proteste e malumori, le Fiamme gialle potrebbero decidere di pigiare il freno e, in pratica, di congelare i controlli, scivolosi come bucce di banana e più imbarazzanti che utili. Un fatto è certo: per ora l’esperimento è confinato nel perimetro della provincia di Imperia. A Roma, al Comando generale, cadono dalle nuvole.
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