Ha aspettato in silenzio per tutta la giornata, limitandosi ai contatti con i sostenitori della sua candidatura. Alle 8 di sera, quando ha capito che il ruolo di «Mr Pesc» non sarebbe stato suo, Massimo DAlema ha giocato danticipo, senza aspettare lesito della cena dei capi di Stato e di governo: «È stato un onore essere candidato per un incarico così prestigioso, faccio i migliori auguri alle persone nominate», ha dichiarato lex ministro degli Esteri ostentando fair play.
Ben più «sanguigno» il commento del segretario Pd, che ora si ritrova in casa un «amico» (e sponsor) molto ingombrante: «Dalle notizie che arrivano, nellinsieme mi pare si giunga a nomine di basso profilo. Se sarà così, non sarà certo una buona partenza per lEuropa di Lisbona». Ancora più diretto il «padre nobile» dei democratici, lex premier (ed ex presidente della Commissione Ue) Romano Prodi che, da Washington, reagisce così: «Hanno scelto Catherine Asthon? Ma chi è, una baronessa? Non la conosco... È incredibile, sono scioccato. Mi dispiace per Massimo, sarebbe stato un ottimo ministro degli Esteri...».
Proprio così: non solo per il candidato sconfitto, ma per tutta la sinistra italiana si è trattato di un tracollo. Gli analisti infatti sono concordi nel riconoscere limpegno del premier Berlusconi nel sostenere DAlema: la doccia fredda è arrivata dal vertice del Pse, dagli «amici» eurosocialisti.
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